Lo scorso 17 luglio un Boeing della
Malaysia Airlines è precipitato mentre sorvolava i cieli al confine tra l'Ucraina e la Russia, ad un'altezza di 10 mila metri.
Un tragico destino per 298 persone che erano a bordo del Boeing 777-200 ER per ritornare nella propria terra d'origine o semplicemente per una vacanza: erano partiti da Amsterdam con destinazione Kuala Lumpur.
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I passeggeri dell'aereo abbattuto |
C'erano 283 passeggeri e 15 membri dell'equipaggio: la maggior parte di loro era olandese, ma c'erano anche australiani, malesi e britannici.
Molti indossavano abiti da turisti con in mano le guide della Lonely Planet e tanta spensieratezza.
Purtroppo però hanno perso la loro vita in un volo maledetto della stessa compagnia aerea che solo 4 mesi fa ha visto scomparire uno dei suoi aerei al largo delle coste dell'Oceano Indiano.
Adesso si cerca di capire chi abbia lanciato quel missile che ha raggiunto l'aereo a quell'altezza considerata sicura: in realtà, si parla di sistema missilistico Buk, l'unico in grado di raggiungere un'altezza massima di 25 km, fabbricato dai russi e in dotazione all'esercito regolare ucraino.
I fatti non sono del tutto chiari, ma salta fuori la notizia che circa mezz'ora prima quell'aereo avesse incrociato l'aereo presidenziale di Putin il quale sarebbe potuto essere il destinatario di quel colpo mortale.
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Confronto tra l'aereo di Putin e il Boeing 777 abbattuto |
Ma ciò che ora lascia molti viaggiatori e turisti preoccupati è perchè quell'area non fosse una no-fly zone.
Nel mondo ce ne sono tantissime e variano non solo in base a condizioni geopolitiche, ma anche climatiche: l'ultima no-fly zone istituita è stata quella riguardante le aree degli stadi dei mondiali del Brasile.
Oggi sono attive aree no-fly nei pressi della Casa Bianca, nei cieli dell'Afghanistan, dell'Iran e della Siria e della Crimea.
Ma come sempre dietro a queste scelte ci sono anche tanti interessi economici: da una parte ci sono le compagnie che non vedono di buon occhio queste zone off-limits perchè meno voli fanno entrare meno soldi, dall'altra ci sono gli stessi Stati i quali ogni volta che un jet entra nel loro spazio aereo ricevono una tassa di sorvolo.
Insomma, una questione davvero complicata da risolvere, ma che va come sempre a svantaggio dei semplici cittadini e, in questo caso, anche degli 80 bambini che hanno perso la vita su quel volo.