venerdì 29 giugno 2012

I cerchi olimpici: cosa rappresentano?

Tra meno di un mese, il 27 Luglio (sempre che non si verifichi la profezia di Parravicini) prenderà il via la trentesima edizione delle Olimpiadi: quest'anno lo scenario sarà Londra.
Un evento mondiale che si ripete ogni 4 anni e che per una volta unisce tutte le nazioni e le popolazioni del mondo sotto un'unica bandiera, quella olimpica per l'appunto.
La bandiera olimpica ha uno sfondo bianco su cui sono rappresentati 5 cerchi, di colore diverso.
Ma qual è la storia di quel logo?
Il simbolo delle Olimpiadi è stato realizzato nel 1913 da Pierre de Coubertin e solo nel 1920 potè essere mostrato in uno stadio olimpico.
La prima guerra mondiale, che impedì il regolare svolgimento delle Olimpiadi del 1916, fu il primo ostacolo che questo simbolo mondiale dovette affrontare.
Il logo è simbolo di fratellanza, unione e universalità.
Ogni cerchio rappresenta un continente della Terra con il suo colore rappresentativo:
  • il blu è dell'Oceania: il blu dell'oceano che la circonda;
  • il nero è dell'Africa, la cui popolazione è principalmente di pelle scura;
  • il rosso è dell'America: rosso come la Terra del Fuoco, i pellerossa, le montagne che diventano rosse all'alba e al tramonto;
  • il giallo è dell'Asia in cui la popolazione è in gran parte con una pelle tendente al giallo;
  • il verde è dell'Europa con le sue pianure, le sue foreste e la sua vegetazione.
Inizialmente i cinque cerchi erano disposti tutti sullo stesso livello, come in una catena; solo successivamente, sono stati rappresentati così come li conosciamo noi, comunicando ancor più solidarietà e unione, disposti come se fossero abbracciati.
I colori usati (compreso il bianco dello sfondo) sono quelli che troviamo in tutte le bandiere del mondo.
A volte le immagini e i simboli esprimono messaggi più forti delle semplici parole.

giovedì 28 giugno 2012

Uno, nessuno e centomila doodle per Pirandello

Oggi Google ricorda un grande nome della letteratura italiana, Luigi Pirandello, vincitore del premio nobel per la letteratura nel 1934.
Lo fa attraverso un doodle statico e molto semplice, in cui è rappresentato lo stesso scrittore con in mano una maschera e dietro di lui si intravede una tenda da teatro.
Pirandello è uno di quegli autori che a scuola viene spesso odiato perchè troppo complesso da comprendere, nel suo pensiero e nelle sue domande sull'io.
L'ho odiato anche io a mio tempo, ma poi ho scoperto la genialità di quest'uomo, capace di opporsi alla società in modo elegante ed educato.
Tra le opere di Pirandello che ho letto c'è sicuramente Il fu Mattia Pascal e Il gioco delle parti: entrambi molto belli e profondi, affrontano il tema centrale delle opere di Pirandello, quello della crisi dell'io.
Lo scrittore siciliano afferma che ognuno di noi indossa una maschera o anche più maschere nelle quali spesso non ci identifichiamo o fingiamo di identificarci per dare un senso alla nostra esistenza.
L'uomo nasce libero, ma in una società preimpostata, nella quale ognuno di noi recita una parte.
Dinanzi a questa osservazione, Pirandello elenca tre modi di reagire a questa triste verità:
  • accettare la maschera, vivendo così nell'infelicità e nella continua frattura tra ciò che si vuol essere e ciò che si è;
  • accettare la maschera con ironia e umorismo, cercando di trarne un vantaggio da essa;
  • rifiutare la maschera, causando così disperazione, solitudine e follia, ribellandosi ad ogni convenzione sociale per scoprirne la sua futilità.
L'unico modo per vivere è quello di non accettare una sola identità, ma tantissime identità.
In effetti, un'opera del Pirandello porta il titolo "Uno, nessuno e centomila": uno perchè ognuno crede di essere unico, nessuno perchè non siamo in grado di fermarci in una singola identità tra le centomila che le diverse persone ci attribuiscono.

mercoledì 27 giugno 2012

Chi è Caronte?

In questi giorni non si fa altro che parlare dell'ondata di caldo che sta colpendo la penisola.
Prima Scipione, ora Caronte: quest'ultimo, secondo i meteorologi, arriverà venerdì con temperature fino ai 40°C, soprattutto nel Sud Italia.
Andando però oltre la meteorologia, quel nome, Caronte, ha risvegliato in me tanti ricordi del liceo, quando per la prima volta incontrai questa figura mitologica nell' Inferno dantesco della Divina Commedia.
Dante incontra Caronte nel III canto dell'Inferno, non appena supera la porta famosa su cui c'è scritto "Lasciate ogni speranza, voi ch' entrate".
Nei pressi del fiume Acheronte, il primo fiume infernale, trova una schiera di anime malvagie e un'oscura figura che si avvicina:
"Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio bianco per antico pelo, gridando: "Guai a voi, anime prave! Non isperate mai veder lo cielo! I' vegno per menarvi ll'altra riva, nelle tenebre eterne, in caldo e in gelo."
"Caron dimonio, con occhi di bragia, loro accennando, tutte le raccoglie: batte col remo qualunque s'adagia"
Dante rappresenta il traghettatore infernale come un vecchio, con capelli e barba lunga e bianca, occhi infuocati come quelli di un demonio severo che colpisce chi tarda a salire sulla sua nave.
Il suo ruolo era proprio quello di trasportare le anime dei malvagi da una riva all'altra del fiume Acheronte, dietro il pagamento di un pedaggio.
Questo fatto mi riporta ad un'altra tradizione greca: secondo i Greci, infatti, ogni morto doveva essere sepolto con un obolo (una moneta greca) sotto la lingua oppure due monete sugli occhi.
Queste monete servivano al defunto proprio per pagare il pedaggio a Caronte ed essere così traghettati sull'altra sponda del fiume.
In caso contrario (cioè se non avessero avuto con sè le monete) erano condannati a vagare senza pace nel regno dei morti. 
Adesso mi chiedo: perchè chiamare un'ondata di calore Caronte?
Forse solo perchè si tratterà di un caldo infernale?

lunedì 25 giugno 2012

L'India e i trans di Bihar

L'India è uno dei paesi che più mi attrae per la sua cultura, i suoi colori e il suo mondo pieno di tradizioni.
Ma nel paese in cui le vacche sono sacre e vi sono ponti vivi, creati proprio dalla natura, ci sono anche tanti aspetti oscuri e difficili da accettare.
Un documentario dell'altra sera raccontava la storia di 4 giovani trans nell'India contemporanea, in continua lotta con una società moderna dal punto di vista economico, ma ancora antica dal punto di vista sociale e culturale.
Una società che ti guarda con occhi sospettosi e di condanna, famiglie che si vergognano dei figli trans a tal punto da allontanarli totalmente da casa e costringerli così a prostituirsi per sopravvivere.
Una situazione che fa nascere in questi quattro giovani la paura e l'incubo dell'Aids, facilmente trasmissibile a causa dell'ignoranza diffusa tra la popolazione.
Uno di loro, ormai senza speranze e senza sogni, si trasferisce a Bihar, una città dell'India nord-orientale.
Ed è proprio in  questa città che il giovane inizia un'avventura pericolosa di cui ne sono venuta a conoscenza grazie a questo docu-film.
A Bihar i trans sono costretti a ballare vestite da donna per il piacere degli uomini che le circondano per strada, in preda all'eccitazione.
I ragazzi devono ballare per tutta la notte, senza lamentele e senza far caso alla stanchezza e allo sfinimento perchè "se non balli ti sparano".
Molti dei giovani che sono lì da tanto affermano che tanti ragazzi sono stati sparati davanti agli occhi di tutti gli altri solo perchè a causa della stanchezza non erano più in grado di ballare.
C'è chi  racconta anche di esser stato portato via ed essere stato stuprato da gruppi di 10/15 uomini.
Una storia incredibile che viene da un Paese come l'India, un Paese così tollerante nel passato dal punto di vista sessuale (basti pensare al Kamasutra) e che oggi, invece, sfrutta i trans per dare sfogo alle fantasie più nascoste e deplorevoli dei suoi uomini.

sabato 23 giugno 2012

Google omaggia Alan Turing

Da troppo tempo Google non ci deliziava con un nuovo doodle.
Stamattina, 23 Giugno, fa un omaggio a una delle menti scientifiche più brillanti, Alan Turing, per il 100° anniversario della sua nascita.
Turing può essere considerato come il padre del moderno calcolo elettronico e dell'intelligenza artificiale, creatore di una macchina che porta il suo nome e che è la capostipite dei moderni computer.
Inoltre, diede il suo contributo anche come decrittatore: decifrò per la sua nazione, l'Inghilterra, i messaggi scambiati tra le potenze dell' Asse.
Ciò che più mi ha colpito della sua storia, purtroppo, è stata la sua morte: Alan Turing è morto suicida a 41 anni, in seguito ad  una condanna per omosessualità.
La pena era stata la castrazione chimica che, oltre a renderlo impotente, gli procurò l'accrescimento del seno.
La sua eccentricità la espresse anche nel modo di morire: ingerì una mela avvelenata con del cianuro, proprio come nella favola di Biancaneve, la sua preferita da bambino.
Ancora una volta veniamo a conoscenza di storie terribili e incredibili che, nel caso di Turing, hanno portato alla prematura scomparsa di una delle menti più eccellenti del tempo.

venerdì 22 giugno 2012

In spiaggia: pubblicità o negligenza?

Stamattina alle 8e30 ho preso e me ne sono andata.
Stanca di questo caldo africano che si fa sentire già alle prime ore del mattino e con una voglia di starmene da sola, a contemplare la natura e ciò che mi sta intorno, ho indossato il mio bikini e via al mare.
Ho optato per la litoranea salentina: qualche km in più, ma mi serviva vedere il mare.
E così parcheggio, raccolgo il necessario e scendo giù in spiaggia.
Sistemo il mio telo mare, un po' di olio abbronzante e...
Ecco cosa mi son trovata di fronte.
Ancora non vi è chiaro? Vi faccio lo zoom.
Eccolo, ora sì che lo vedete.
Per chi non è del posto, questo tappo sicuramente non gli dirà nulla; ma per i tarantini questo tappo, questo marchio ha un forte significato, un senso di appartenenza e di amore per la patria.
Raffo: è il marchio della birra più amata dagli abitanti di Taranto, la birra per eccellenza che in estate deve essere assolutamente fresca e ghiacciata per essere gustata nel migliore dei modi.
Ebbene sì: questo tappino potrebbe essere considerato una sorta di guerrilla marketing, un modo di fare pubblicità a costo zero in un posto (la spiaggia) in cui la sete si fa sentire (eccome se si fa sentire!!!).
E sotto il sole, con 40° gradi all'ombra, cosa c'è di meglio che una bella birra Raffo?
Mi dispiace deludervi: quel tappino si trova lì semplicemente perchè qualcuno ha stappato la sua birra, se l'è bevuta tutta d'un sorso, incurante del fatto che anche il tappo va gettato nella spazzatura e che la spiaggia non è una discarica a cielo aperto.
Un'idea ce l'avrei: così come sulle bottiglie di birra c'è lo slogan "O bevi, o guidi", che ritengo eccezionale, perchè non ci aggiungiamo anche sul tappo o sulla bottiglia stessa "Portami con te e gettami nella spazzatura"?

giovedì 21 giugno 2012

La mia visita all' Ilva di Taranto

Proprio ieri ho scoperto un'iniziativa messa in atto dalla fanpage di Facebook, Noi vogliamo il registro tumori a Taranto: si tratta di una petizione dal titolo " Chiusura dell'area a caldo Ilva di Taranto e bonifiche ora!".
La missione è questa: "Dopo 50 anni dalla nascita dell'Ilva (ex Italsider), noi cittadini di Taranto chiediamo la chiusura dell'area a caldo dell'Ilva che causa il 98% dell'emissioni inquinanti. Chiediamo subito la bonifica di tutti i terreni e del mare che per colpa di questa industria sono stati inquinati. Gli operai saranno utilizzati per bonificare il territorio e ci sarà lavoro per moltissimi anni. SI LAVORA PER VIVERE E NON PER MORIRE!".
Cosa potete fare voi?
Ciò che serve è semplicemente una firma virtuale: per farlo, trovate sulla destra dello schermo un banner; basterà cliccare su "firma petizione" e inserire la propria mail ed è fatta.
Solo ieri sul web girava un video in cui Fabio Matacchiera, presidente del Fondo antidiossina Taranto, raccoglie campioni di acqua di mare, in prossimità degli scarichi dell'Ilva di Taranto.



Indecente sapere che il mare della città di Taranto abbia quel colore, quasi ci fossero giacimenti di petrolio.
Negli ultimi anni in tanti si stanno mobilitando per far sentire la loro voce e il loro grido di aiuto: quest'industria ci sta ammazzando, giorno dopo giorno.
Lo scorso 26 Maggio ho deciso di cogliere l'opportunità offerta dall'azienda per entrare all'interno dell'impianto siderurgico e farmi un'idea, non tanto per capire il processo produttivo (poco mi interessa), ma per riuscire a capire che aria si respira lì dentro.
Naturalmente l'accoglienza è stata delle migliori così come la guida che spiegava nel dettaglio le varie aree della grande industria.
Ma ciò che ho visto mi ha fatto capire in che condizioni ci troviamo: nell'area parchi, dove ci sono tutti i depositi di minerale, sembrava di essere su Marte: gli alberi rossi, l'asfalto rosso, l'acqua rossa, tutto era contaminato dal rosso del rame.
Per non parlare degli impianti: c'era aria di vecchio e passato in quel posto, un mondo monocromatico, triste, in alcuni punti deserto e abbandonato.
Tutt'intorno fumi, rumore, polveri, fuoco, metalli: sembrava di essere all'inferno.
Solo le aree più nuove avevano un po' di colore e di luce.
Un'esperienza che mi ha colpito profondamente e che mi ha lasciato un gran mal di testa al ritorno: sarà stata l'aria pesante o la vista amara e tragica.
Non si può andare avanti in questo modo: o ci si migliora o è inutile e dannoso,  sia per noi che per le future generazioni, continuare a vivere e respirare veleno, facendo finta che niente di tutto questo sia reale o facendoci credere che si rispetta l'ambiente.
Ormai la gente è informata, sa ed è uscita dal buio dell'ignoranza di qualche tempo fa.
Per una volta che si faccia il bene dell'intera società piuttosto che del singolo!

mercoledì 20 giugno 2012

Montale: la vita va pensata

Oggi si sta svolgendo la prima prova degli esami di Maturità 2012: si tratta della prova d'italiano che prevede ben 7 possibili tracce tra cui scegliere quella da svolgere.
Tra le 7, c'è la prima, l'analisi del testo, e quest'anno l'autore scelto è stato Eugenio Montale, figura di spicco della nostra cultura, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1975.
Montale è famoso per le sue poesie in cui esprime il suo male di vivere e la crudeltà della memoria che ci  riporta in mente i ricordi, incapaci di ritornare in vita.
Ma nell'analisi del testo di questa maturità, Montale viene presentato come prosatore, come critico della società a lui contemporanea nel famoso saggio "Auto da fè" del 1966.
In realtà, viene presa solo una parte dell'intero testo, quella intitolata "Ammazzare il tempo".
"Ammazzare il tempo è il problema sempre più preoccupante che si presenta all'uomo di oggi di domani"
Ammazzare il tempo?
Ancora oggi utilizziamo l'espressione "almeno ammazziamo il tempo", inteso come modo di trascorrere il tempo libero con attività solitamente leggere e spesso futili.
Montale dice:
"Passare il tempo dinanzi al video o assistendo ad una partita di calcio non è un ozio, è uno svago, ossia un modo di divagare dal pericoloso mostro, di allontanarsene" 
e aggiunge:
"Guai se l'uomo si contentasse di una sola automobile, di una sola donna, di un solo colore di capelli, d'anima, di opinioni; guai se la gente lasciasse invenduti i dischi di canzonette, e vuoti gli stadi del foot-ball; guai se tutti decidessero di andar meno al cinema, di lasciar chiusa la TV e di non comperare "il libro di cui si parla"
Con queste parole vuol farci capire che la società del 1966 (così come quella di oggi, forse in misura maggiore) cerca di allontanarsi da quell'otium contemplativo, spesso confuso con la noia, considerato pericoloso, svolgendo attività inutili e rendendo meccanica la vita.
E così ci troviamo di fronte ad una società caratterizzata dalla fine degli antichi valori civili e umani, una società in cui la comunicazione non avviene tra uomini veri, ma tra i loro duplicati.
Basti pensare ai social network, a Facebook, a Twitter, ore e ore passate a chiacchierare di nulla, senza il contatto, il confronto personale.
Il malessere dell'uomo contemporaneo deriva dalla mancanza di punti di riferimento stabili, di certezze e dall'incapacità di credere in valori non materiali e non mercificabili.
Montale, in questo testo, afferma che, secondo la società di oggi:
"La vita deve essere vissuta, non pensata, perchè la vita pensata nega se stessa e si mostra come un guscio vuoto. Bisogna mettere qualcosa dentro questo guscio, non importa che cosa"
Ma la visione di Montale non è del tutto pessimistica: non accetta nè rifiuta il presente, ma spera e invita tutti a recuperare l'homo sapiens, capace di esprimere valori.
Un testo di quasi 40 anni fa che ancora oggi resta attualissimo. 

Room for art: alloggio in cambio di arte

Più volte mi sono occupata di viaggi e delle possibilità emergenti nell'ultimo periodo di viaggiare gratis.
L'ultima volta vi parlai del WWOOF, ovvero della possibilità di lavorare per un giorno, una settimana o un mese in un'azienda agricola ricevendo in cambio vitto e alloggio.
Dalla Svezia, per la precisione da Stoccolma, arriva una nuova e interessante iniziativa: Room for art, questo il titolo.
In cosa consiste?
Semplicemente arte in cambio di una notte per due persone in una camera doppia nel Clarion Hotel di Stoccolma.
L'hotel accetta ogni forma d'arte, quadri, poesie e tanto altro di  artisti emergenti o già affermati e acquista la proprietà dell'opera che verrà esibita nell'hotel stesso.
Il primo a dare il via a questo scambio è stato il Chelsea Hotel di Manhattan e adesso altri due hotel tedeschi e uno di Shanghai seguono le sue orme: in particolare, l'hotel cinese ha destinato gratuitamente una ventina di appartamenti-laboratorio in cui il cliente (un'artista internazionale) può dare libero sfogo alla sua creatività.
Originale!!!

lunedì 18 giugno 2012

Problemi a letto? Arriva il coach

Ogni tanto è giusto affrontare argomenti leggeri, soprattutto in estate in cui tra un tuffo in acqua e un po' di tintarella si parla e sparla di tutto e tutti.
Questa notizia mi ha colpita per la sua originalità: è davvero curiosa e non so quanto di vero ci possa essere.
Siamo a Manhattan dove un uomo, Erich Amaranth, si è inventato un lavoro niente male: cosa fa?
Il coach, l'istruttore: sì ma non un istruttore qualsiasi, tipo di nuoto o di calcio o di bocce, ma l'istruttore erotico.
Vi spiego: voi magari siete a letto con il vostro partner e volete qualche consiglio su come eccellere in quest'arte.
Beh, il coach Erich è letteralmente lì con voi, a guardarvi, a fermarvi e a consigliarvi per dare il meglio.
All'uomo spiega su quali punti soffermarsi per riuscire nell'intento, alla donna dà consigli su come vestirsi, muoversi e operare.
Quanto vi costa?
Solo 240 dollari, ovvero 190 €.
Insomma, una cifra non così eccessiva per una seduta che può darvi davvero una mano.
Ma sareste disposti a farvi "guardare" anche in quei momenti?
Io lo trovo alquanto insolito e poco favorevole a risolvere i vostri problemi a letto in quanto la presenza di un terzo produrrebbe soltanto imbarazzo, anche se per alcuni, quelli più esibizionisti naturalmente, la presenza del coach sarebbe da stimolo a darsi da fare.
C'è da dire che il furbo Erich non ha fatto altro che trasformare la sua voglia di fare il guardone in un impiego.

domenica 17 giugno 2012

Il futuro fatto di ologrammi

In queste ultime settimane si sente tanto parlare dell'ologramma e della possibilità di far rivivere i grandi nomi della musica e del cinema.
Il primo artista ad esser stato riportato in vita durante un concerto è stato il rapper Tupac che ha duettato con l'altro rapper vivente, Snoop Dogg.
L'effetto sul pubblico è stato sorprendente.
Come si vede nel video in basso, sembrava di avere a che fare con un personaggio reale e materiale: perfetto negli atteggiamenti, nelle espressioni, incredibile.
Per la prima volta è stato realizzato un ologramma di un artista che si è esibito di fronte ad un pubblico e non in uno studio cinematografico.
Chi lo ha realizzato dice che è impossibile prevedere il risultato dell'esibizione.


E così dopo la prova con Tupac, è scattata la corsa alla realizzazione di altre star della musica e non solo.
I primi nomi che sono stati fatti sono quelli della leggenda del rock & roll, Elvis Presley, e quelli della bionda star del cinema, Marilyn Monroe, di cui è uscito anche un film negli ultimi tempi.
L'obiettivo è quello di utilizzare gli ologrammi di questi divi non solo in concerti, ma anche in film, programmi televisivi e altre opere di intrattenimento.
Possiamo immaginare quale sarà l'effetto sul pubblico!
Se penso a questa notizia, non posso non ricordare uno dei film che trattava proprio questo tema: il titolo era S1m0ne (o Simone o Sim1), nonchè il nome di un'attrice virtuale, creata da un esperto informatico e usata da un regista in rovina per cercare di tornare all'apice del successo.
E' proprio vero che in molti film possiamo trovare il futuro.
E allora nel nostro futuro ci saranno le auto volanti del Quinto Elemento o i minuti della vita sostituiranno il denaro nei pagamenti come in In time o ci sarà la macchina del tempo di Deja Vù?

venerdì 15 giugno 2012

Doc3: piccolo paradiso

Non so se a voi è mai capitato di sentirvi così, ma delle volte vorrei lasciare tutto e andare via.
Non intendo scomparire, solo trasferirmi in un altro posto, in uno di quei villaggi del mondo che hanno bisogno di aiuto per sentirmi utile e per far qualcosa di importante per gli altri.
Noi viviamo in una società ricca, non ci manca niente e forse abbiamo più di quello che ci serve: questo non fa altro che oscurare ai nostri occhi l'importanza di ciò che abbiamo tant'è che spesso ci lamentiamo di non avere nulla.
L'altra sera mi sono convinta ancora di più di questo: ho visto il secondo appuntamento di Doc3, il programma in onda il mercoledì in seconda serata su Raitre.
Se nel primo episodio il tema centrale è stato il contatto positivo tra uomo e delfino, terapia che aveva curato un giovane arabo, vittima di violenza, in questa seconda puntata, dal titolo "Piccolo paradiso", protagonista è stata Lydia, una ragazzina di 13 anni etiope.
Il tema è quello dell'AIDS che in Africa fa sempre più vittime: la ragazzina, orfana di entrambi i genitori, vive in un orfanotrofio.
Il giorno del suo 13esimo compleanno le viene detto che anche lei è malata di AIDS.
Una notizia difficile da accettare, ma la particolarità di questa ragazza è la sua forza, la sua voglia di combattere e di vivere.
Ciò che mi ha colpito sono due momenti: 
  • quando le viene detto che ha l'AIDS, tra le lacrime chiede all'infermiera: "Si può vivere con l'HIV?", una semplice domanda che ci fa capire quanta voglia di vivere ci sia in Lydia;
  • quando, trasferitasi nella nuova struttura, per farsi forza ogni giorno, scrive su un foglietto che appende poi al muro "I want to be happy every day".
Una ragazza che, nonostante la malattia e i problemi al cuore, riesce ad andare avanti e a concentrare tutte le sue potenzialità nella scuola (è la prima della classe) e nell'educazione per riuscire ad essere un giorno un'insegnante.

Il Billionaire di Briatore chiude

Ieri ho appreso una notizia "sconvolgente": il famoso Billionaire di Porto Cervo chiude.
Flavio Briatore, proprietario della discoteca più Vip d'Italia, ha preso questa decisione, ribadendo che questa sarà l'ultima estate, dopodichè il Billionaire si trasferirà all'estero, forse a Ibiza o in Turchia.
Il motivo?
Ecco le sue giustificazioni: 
"D'ora in poi investirò soltanto all'estero, tanto il nostro è un Paese che se possiedi una barca e arrivi in porto per attraccare, o sei un bandito o sei un ladro. D'accordo - conclude - l'Italia è in crisi come gli altri Paesi europei, ma da noi si pagano in assoluto le tasse più alte. Così non ha più senso andare avanti"
In poche parole, l'eccessivo peso delle tasse ha portato Briatore a lasciare la terra natale per cercare altri siti in cui poter far rinascere il Billionaire.
Ma davvero le ragioni della chiusura sono tutte nelle tasse?
A mio parere, con la caduta nello scorso Novembre del premier Berlusconi un intero mondo è crollato: parlo del mondo delle veline, dei tronisti, delle volgarità, dei soldi facili, delle arrampicatrici.
Un mondo che si è mosso alle spalle di un premier, capo assoluto di questa vergogna, che per tanti anni ha perseverato nell'errore, divenendo fautore in parte della società di oggi, una società che si basa sull'apparire e sull'avere piuttosto che sull'essere, priva di valori e obiettivi, una società che sogna la fama e il successo, a tutti i costi, rischiando spesso di perdere la propria dignità.
La chiusura del Billionaire è il simbolo della fine di un'era, quella berlusconiana, e di una società dissoluta; per queste ragioni non provo nostalgia, ma, al contrario, ne sono felice, contenta che l'Italia finalmente abbia aperto gli occhi  e abbia messo fine a tutte queste schifezze.
Per riprenderci abbiamo bisogno di altro: di cultura, amore per il nostro paese, di collaborazione e intelligenza.

giovedì 14 giugno 2012

Spot Enel: milioni di attimi - il parto

Ore 7.55: facevo colazione e davo un'occhiata alla tv.
Non so cosa mi ha portato a soffermarmi su quelle immagini lì.
Sarà stata la musica in sottofondo (Always on my mind di Elvis Presley) o il tono della voce o non so che altro, ma mi ha colpito.
Si tratta dello spot di Enel intitolato "Milioni di attimi - soggetto parto".
Solo l'altro giorno vi ho parlato del nuovo spot di Google+ in cui protagonista è un padre che teme di aver perso con il suo cellulare tutte le foto del suo primo figlio.
Se nello spot di Google il tema centrale è la paternità, in questo nuovo spot di Enel, creato per festeggiare i 50 anni di energia, il tema clou è la magia della maternità.
In un solo minuto sono riassunte, attraverso delle immagini, tutti gli attimi che portano alla nascita di un bimbo, ognuno dei quali ricco di energia: dalle prime nausee all'arredamento della stanza, dal cambiamento del proprio corpo al conto alla rovescia fino al momento della nascita in cui ogni tensione scivola via.
Io l'ho trovato emozionante, sarà che sono una donna e tra l'altro molto sensibile.
E voi?
Eccovi il video e ditemi che ve ne pare.
"Ho avuto sonno ad ogni ora del giorno e voglia di frullato ad ogni ora della notte.
Ho cercato il suo nome nei nomi delle strade.
Ho convissuto con la nausea.
Ho sentito il mio cuore battere con il suo.
Ho visto il mio corpo cambiare.
Ho riempito il suo mondo di colore.
Ho contato le ore e i minuti.
Ho avuto paura di non essere pronta.
Ho trattenuto nel mio anche il suo respiro.
Ho messo tutta la forza che avevo e tutto solo per questo momento."

mercoledì 13 giugno 2012

Wall-E: il futuro dell'umanità

Ogni tanto ritornano in mente dei ricordi di cose fatte o viste che regalano una sensazione difficile da spiegare a parole.
Ieri mi è tornato in mente il film d'animazione del 2008, Wall-E, e in particolare una scena in cui vi era una panoramica sulla vita degli uomini del futuro.
Per chi non lo avesse visto, Wall-E è un robot-spazzino, l'unico rimasto sulla Terra allo scopo di ripulirla dai numerosi rifiuti presenti sulla sua superficie.
La Terra  è ormai un pianeta invivibile, devastato dall'inquinamento e dai rifiuti, e per queste ragioni una grossa compagnia americana ha trasferito l'intera popolazione mondiale su una gigantesca nave spaziale.
Ed è proprio lì che Wall-E si ritroverà per amore della robottina Eve ed è sempre lì che scoprirà le drammatiche condizioni di vita degli umani.
Come si vede nel video qui sopra, Wall-E si troverà di fronte ad una situazione assurda: tutti gli esseri umani si muovono su poltrone galleggianti e comunicano con gli altri tramite uno schermo olografico, ignari di ciò che accade intorno a loro, tant'è che quando Wall-E spegnerà lo schermo ad una donna, quest'ultima resterà estasiata e meravigliata dal panorama circostante.
Gli umani appaiono tutti obesi perchè ormai non compiono alcuno sforzo fisico, le loro ossa si sono indebolite e sono incapaci di muoversi.
Tutto ciò che serve loro (acqua, nuovi indumenti) viene attivato e servito attraverso la tecnologia.
Un mondo in cui anche l'educazione scolastica è affidata ai robot e le relazioni sociali sono ridotte al minimo.
In questa società alla deriva, ci sarà però il comandante della nave spaziale che, come nel famoso mito della caverna di Platone, riporterà tutti sul pianeta Terra.
Un film che ci fa riflettere e nel quale troviamo molti dei problemi che affliggono il nostro pianeta: l'inquinamento, il riscaldamento globale, lo smaltimento dei rifiuti.
Un film che può essere una finestra sul possibile futuro, una rappresentazione di ciò che potrebbe accadere se continuiamo a comportarci così come ci stiamo comportando.
E poi non diciamo che non ci avevano avvertiti!!!

lunedì 11 giugno 2012

Doc3: il ragazzo delfino

L'altra sera ho avuto conferma che i migliori programmi televisivi siano quelli della seconda serata.
Su Raitre ho seguito la prima puntata di DOC3, un programma breve ma intenso che attraverso degli splendidi documentari affronta problemi seri in posti lontani dalla nostra realtà.
Nella prima puntata il protagonista era Morad, un ragazzo 17enne arabo, vittima della violenza stupida dei bulli.
Come un qualsiasi ragazzo diciassettenne, invia un sms ad una ragazza della scuola: niente di scandaloso, niente di particolare, ma per un tragico errore l'sms arriva al telefono del fratello della ragazza.
Si scatena l'impossibile: il fratello insieme ad altri suoi amici prende Morad e in un posto abbandonato lo picchiano, torturano, gli fanno del male.
Così tanto male che da quel giorno Morad non si è più ripreso: quella violenza gli ha tolto la parola, gli ha cancellato la memoria per far posto all'ansia, alla paura, al terrore, alla rabbia.
Gli hanno tolto l'anima: queste sono le parole del padre.
I medici non riescono a trovare una cura, i farmaci non danno risultati, pensano che la cosa più giusta da fare sia chiudere il ragazzo in un reparto psichiatrico.
Ma il padre di Morad si oppone: suo figlio non è nato malato, deve esserci un'altra soluzione.
L'ultima soluzione possibile è la DAT, la dolphin assisted therapy, ovvero la delfinoterapia.
Per raggiungere il centro dove viene applicata questa terapia, Morad e suo padre lasciano la casa, la famiglia e anche il lavoro e si trasferiscono nel nord d'Israele, a 500 km da casa, per un tempo indefinito.
Un sacrificio enorme che però a distanza di 4 anni premierà l'amore di quel padre: Morad, grazie al contatto con i delfini, recupererà la parola, la fiducia nelle persone, la voglia di vivere e lottare.
Ma quel trauma resterà sempre dentro di sè, niente e nessuno potrà rimuoverlo dall'anima.
Una storia commuovente, un viaggio nel mare, un contatto prezioso tra uomo e delfino che ci dimostra essere una creatura sensibile.
La delfinoterapia nasce negli anni 70 e fa parte della più generica e famosa pet therapy, ovvero la terapia con gli animali.
Il contatto con i delfini viene adottato soprattutto per guarire ed aiutare i bambini autistici: pare che il verso del delfini e la conformazione della loro bocca che sembra sempre sorridere siano utili a dare serenità e voglia di comunicare ai soggetti malati.
La terapia consiste nel semplice contatto con i delfini, nuotando, giocando o semplicemente accarezzandoli.
Molti, però, sostengono che sia giusto prendere le dovute precauzioni, soprattutto a livello di igiene, in modo da evitare che l'uomo trasmetta malattie ai delfini e viceversa; così come importante è rispettare il delfino e il suo ambiente.
Un documentario davvero interessante e che nella prossima puntata di mercoledì 13 Giugno ci racconterà un'altra storia terribile, quella di una bambina di Addis Abeba, orfana di entrambi i genitori morti di Aids e lei stessa malata di Aids, che, però, lotterà con tutta se stessa per andare avanti e realizzare il suo sogno di diventare un'insegnante.

domenica 10 giugno 2012

"Argomenti" da spiaggia

Oggi ho deciso di lasciar perdere la tecnologia, della quale sono sinceramente un pochino stufa, e di andare al mare, dedicando del tempo a me stessa, viste anche le vicende degli ultimi tempi.
Rapidamente ho indossato il costume da bagno, ho preso la mia borsa e via, dritta al mare (a 5 minuti da dove abito!!!).
Arrivata lì, mi sono sistemata sulla spiaggia e mi sono disconnessa dal mondo.
Disconnessa si fa per dire, visto che non ho potuto fare a meno di sentire i discorsi di chi mi stava attorno.
Ed è stato proprio in quel momento che mi è venuta l'idea di scrivere questo post.
La domanda è: di cosa si parla in spiaggia?
Bisogna fare una distinzione, naturalmente, tra uomini e donne.
Partiamo dai maschietti i cui discorsi sono pochi e piuttosto simili: c'era un uomo 50enne che insieme ad un suo amico faceva un po' il quadro della situazione attuale, parlando di crisi, cassa integrazione, soldi che non bastano fino a fine mese, un po' di politica.
Dall'altra parte, un altro gruppo di maschietti che con in mano una bella birra parlavano del Taranto Calcio e delle sue sorti e facevano pronostici sull'iter possibile dell'Italia a questi Europei 2012.
Ma arriviamo alle donne.
Noi donne siamo davvero tremende perchè il nostro miglior passatempo al mare è sparlare delle amiche, delle vicine di casa o di ombrellone e spesso finiamo col fare un rapido riassunto di tutto ciò che è successo nel corso dell'inverno.
E così saltan fuori frasi come "Ma hai visto come si è ingrassata quella?" oppure "Guarda che cellulite" o ancora "E' proprio una cozza".
Insomma, siamo tanto brave a criticare le altre, magari senza guardarci prima allo specchio.
Un altro argomento che non manca nelle conversazioni femminili estive è la cucina.
Si parte con la classica domanda: "Che hai cucinato per oggi?" per sfoggiare il meglio delle ricette della propria cucina, scambiandosi anche pareri e consigli per ottenere risultati migliori.
Penso che se raccogliessi tutti i consigli culinari che ascolto in spiaggia, potrei fare un libro come Benedetta Parodi.
E poi, infine, non possono mancare consigli sulla dieta da seguire, sul trucco, sulla moda del momento, sui locali in cui si mangia meglio o in cui andare a ballare il sabato sera.
Tante parole, spesso anche troppe, che ti distraggono per tutta la giornata: altro che relax!
C'è gente che parla così tanto che desidereresti fortemente sapere dove si trova il pulsante per spegnerlo del tutto!

giovedì 7 giugno 2012

Addio al cuore nel logo I Love NY

Chi di voi non conosce il famosissimo logo I Love New York?
Sicuramente tutti, sia chi ha avuto la fortuna di visitare la Grande Mela che chi non ci è ancora andato.
Dalla città che non dorme mai arriva un'iniziativa che sta destando un pochino di polemiche tra i newyorkesi e non solo.
Il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, ha deciso di cambiare il logo, simbolo della città.
Come potete vedere qui accanto, il famoso logo è molto semplice, ma la sua genialità sta nel combinare il testo con gli elementi grafici: in questo caso l'elemento grafico è il cuore rosso che va a sostituire il verbo "love".
NY è l'acronimo della città, New York.
Questo logo è stato creato nel 1976 per promuovere il turismo ed oggi è un marchio a tutti gli effetti, stampato su ogni tipo di souvenir: dalle tazze del latte ai posacenere, dalle magliette ai cappellini, insomma dovunque.
Però, c'è da dire che da tre anni questo logo non viene più utilizzato negli spot televisivi e pare che non riscuota più tanto successo.
E così si è deciso di cambiare: per questo restyling sono stati destinati ben  2,5 milioni di dollari.
L'obiettivo di questa nuova campagna di marketing è quella di far conoscere al mondo non solo la New York dell'isola di Manhattan, quella dei grattacieli, di Central park e dei set dei film americani.
New York non è solo questo: in estate, tante sono le possibilità che offre questo stato, dalla montagna al mare, dai laghi alla pesca.
E così è partita un'iniziativa che spinge i newyorkesi a cancellare il classico cuoricino rosso e a sostituirlo con qualcosa che loro stessi amano dello Stato di New York.
Il risultato ottenuto è stato un numero elevato di loghi che, al posto del cuoricino rosso, hanno una mongolfiera, una palla da spiaggia, un faro, le cascate del Niagara, le gare di cavalli di Saratoga, un pezzo di pizza e tanto altro ancora.

Vi ho inserito anche uno dei due spot della campagna turistica.
Io l'ho trovata eccezionale: in effetti, quando si viaggia per pochi giorni, si finisce sempre per visitare i posti più famosi e conosciuti di una città.
Nel caso di New York sarebbero l'Empire State Building, la Statua della Libertà, il Central Park.
Ma è bene sapere che lo stato di New York non è solo la Grande Mela, ma una miriade di altri posti, forse più belli e suggestivi da visitare.

martedì 5 giugno 2012

La prima volta non si scorda mai

Il primo amore non si scorda mai.
Questa è una delle tante frasi che si dicono e che tutti conoscono e che ha un fondo di verità.
Ma vale anche per la nostra "prima volta" (e sapete a quale prima volta mi riferisco)?
Pare proprio di sì, soprattutto se il ricordo non è così tanto positivo.
Da uno studio recente è risultato che il primo rapporto avviene in media intorno ai 17 anni, sia per i ragazzi che per le ragazze, e il livello di soddisfazione è alquanto basso per le donne, il cui solo 6% ha dichiarato di essere rimasto contento in quell'occasione.
Insomma, prima si fa, peggio è.
C'è da dire che un insuccesso e una delusione di partenza possono compromettere l'intero rapporto con l'intimità nel futuro, causando anche problemi di ansia e fobie strane.
A proposito di amore e rapporti, un altro studio afferma che l'apice del piacere arriva ad un'età precisa: per le donne a 28 anni, per gli uomini a 33 anni.
Come sempre, le donne sono più precoci rispetto agli uomini che tardano a provare determinate emozioni.
Io sono ancora lontana dai 28 anni, ma se voi avete raggiunto o oltrepassato quell'età, confermate questi dati?

I misteri della copertina Blood on the Dance Floor

In una delle ultime puntate di Mistero è stato affrontato il caso della copertina di Michael Jackson, Blood on the Dance Floor.
Sinceramente non la conoscevo, ma ciò che è stato rivelato mi ha portato a riflettere sul caso, un po' come è successo per la copertina di Abbey Road dei Beatles.
Secondo alcuni, la copertina, uscita nel 1997, presenta dei segnali di quella che quattro anni dopo sarebbe stata la tragedia dell'11 Settembre 2001.
Il titolo della copertina è Blood on the Dance Floor, cioè sangue sulla pista da ballo.
Un titolo poco positivo e che di per sè dà l'idea di un momento tragico.
Michael Jackson si presenta al centro di essa, in abito rosso: in alcuni gruppi esoterici, il rosso è simbolo di morte e sacrificio.
Il cantante indossa attorno al braccio destro una fascia nera, in segno di lutto.
Ma ciò che più fa riflettere è lo sfondo: dietro il re del pop è disegnata New York, con i suoi grattacieli che si riflettono sulla pista da ballo a scacchi.
Badate bene, però: sulla sinistra, solo una delle Torri Gemelle  è rappresentata.
E l'altra?
E quella nube di fumo che copre l'azzurro del cielo?
Ricorda tanto le drammatiche immagini di quella giornata di terrore.
Inoltre, altri due sono gli elementi curiosi: primo, le braccia del cantante sono in una posizione che sembra ricordare le lancette dell'orologio, lancette che segnano le 8e45, proprio l'ora in cui cadde la prima delle due torri del World Trade Center; secondo, in alto a destra è rappresentata l'ultimo quarto di Luna e quell' 11 Settembre 2001 la Luna era proprio all'ultimo quarto.
Un mistero, sì, che ci fa riflettere e pensare: può davvero essere che qualcuno decida le sorti dell'intero pianeta, causando stragi e tragedie e sacrificando così migliaia di vita umane?
Forse Michael Jackson non era a conoscenza di questa notizia riguardante il futuro, ma chi ha disegnato quella copertina o altre persone sì.
D'altronde, ancora oggi gira la voce che siano stati proprio gli Americani a causare quella tragedia.
Siamo ormai abituati a sentire delle cose e a chiederci se quello che ci raccontano sia la verità o solo una bugia.
Facciamo così anche in questo caso!

lunedì 4 giugno 2012

Green Economy, tema clou del WED

Domani, 5 Giugno, si festeggia in tutto il mondo la Giornata Mondiale dell'Ambiente.
Quest'anno lo scenario in cui si svolgerà il tutto è il Brasile, sotto l'ala protettrice del Gesù Cristo di Rio de Janeiro.
Ogni anno si affrontano temi diversi e per quest'anno il tema centrale è la Green Economy.
Ma cosa si intende con questo termine?
Molti pensano che sia un concetto troppo difficile da capire e nel quale spesso non si sentono inclusi.
Lo slogan di questa Giornata Mondiale è proprio: Green Economy: Does it includes you?
Ovvero Green Economy: ti include?
Con il termine Green Economy si intende un insieme di tanti fattori, come la difesa dell'ambiente, l'innovazione e il miglioramento della qualità della vita.
Spesso quando si parla di Green Economy, si associa ad esso la terza rivoluzione industriale.
A differenza della seconda che è basata sulla chimica ad alto impatto ambientale e sui combustibili fossili, la terza è sostenuta da 5 pilastri fondamentali: energie rinnovabili, case intelligenti, smart grid, idrogeno e auto elettriche.
La crisi finanziaria globale è considerata da molti economisti come la peggiore, a partire dal 1930.
Ogni giorno ci troviamo di fronte a dati che ci parlano di disoccupazione in forte crescita e povertà che si diffonde a macchia d'olio.
C'è chi dice che proprio nei momenti più difficili vengano fuori le idee più geniali: la Green Economy rappresenta per la nostra società una speranza per un futuro migliore, sotto tutti i punti di vista.
Essa, infatti, oltre a condurre ad una maggiore equità e benessere sociale, ad una riduzione dei rischi ambientali e delle carestie ecologiche, è un'ottima soluzione per la forte disoccupazione che sta colpendo l'intero pianeta.
Basta guardare questi dati:
  • attualmente nel mondo 11 milioni di persone lavorano nelle rinnovabili e altri 4 milioni sono previsti nell'imminente futuro;
  • in Italia 120 mila giovani sono stati impiegati in questo settore e altri 60 mila posti di lavoro sono previsti nel 2012;
  • la Cina ha destinato il 77% degli investimenti globali alle energie rinnovabili.
Quando si parla di Green Economy, non bisogna però legare il concetto necessariamente alle energie rinnovabili.
Green Economy vuol dire anche smaltimento e riciclo dei rifiuti, agricoltura biologica, turismo, arte, cultura.
I settori che registreranno un aumento occupazionale saranno quello dell'edilizia, dell'agricoltura, dell'energia, dei trasporti e del riciclaggio.
Ciò che serve per dare inizio a questa soluzione dovuta è un cambiamento negli stili di comportamento e di vita, nei consumi e nelle abitudini.
Non occorre far ricorso alla finanza, alle multinazionali, al capitale: quello che serve è il valore delle persone, la loro iniziativa, creatività, intelligenza ed energia.

sabato 2 giugno 2012

Google festeggia il 2 Giugno

Oggi 2 Giugno Google ci fa un regalo: un doodle speciale.
Sì perchè quello che tutti quanti stamattina avete trovato sulla homepage di Google lo vediamo solo noi Italiani.
Questo perchè il doodle (o scarabocchio) di oggi è dedicato alla festa della Repubblica Italiana.
Il 2 Giugno 1946 si tenne il famoso referendum a suffragio universale con il quale venne chiesto a tutta la popolazione italiana di scegliere la forma di governo, tra monarchia e repubblica.
Con soli 2 milioni di voti in più la repubblica vinse sulla monarchia e i Savoia furono esiliati.
Una festa nazionale, simile al 14 Luglio della Francia e il 4 Luglio degli Stati Uniti d'America.
Ogni anno a Roma si svolge la famosa parata militare in onore della Repubblica Italiana a cui partecipano tutte le forze armate (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza) e anche i Vigili del Fuoco e la Croce Rossa Italiana.
Mai come quest' anno, però, la popolazione ha espresso la sua volontà di non partecipare alla parata dei Fori Imperiali: non è il momento per festeggiare, anche se si tratta della nostra Repubblica.
In molti hanno proposto di devolvere i soldi spesi per la parata ai terremotati dell'Emilia che nel giro di 9 giorni hanno visto crollare le loro case e perdere tutto ciò che avevano, forse anche qualche persona cara.
Purtroppo, la decisione dei piani alti dello Stato è stata quella di allestire comunque la parata, evitando le frecce tricolori, cavalli e sistemi d'arma, ricordando con un minuto di silenzio i terremotati dell'Emilia.
Il doodle di oggi si presenta statico: sullo sfondo c'è il logo Google, di colore azzurro, e in primo piano due bambini (maschio e femmina) che sventolano il tricolore italiano, sorridenti e fiduciosi.
E' da notare anche la presenza di un terzo bambino, di colore, che tiene in una mano tre nastri verde, bianco e rosso e nell'altra la bandiera italiana: simbolo dell'integrazione sociale e della rilevanza numerica che gli stranieri hanno nel nostro Paese.
Godiamoci questo 2 Giugno, senza troppo rumore!
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