mercoledì 30 ottobre 2013

Gli adolescenti cercano la popolarità

Capita sempre più spesso di ritrovarsi al cinema o in pizzeria e di notare strani flash fotografici e persone in posa per una foto insieme al fidanzato o agli amici.
Quelli che anche quando escono e vanno a divertirsi si fotografano continuamente rappresentano la generazione P, dove P sta per popolarità.
Oggi essere popolari è l'aspirazione massima degli adolescenti e si può misurare soprattutto sui social network dal numero di "amici" o da quello dei "mi piace" ottenuti per una foto, un filmato o un pensiero postato sul proprio profilo.
Sempre più si sostituisce alla parola personalità quella di likability, cioè il piacere agli altri, l'essere riconosciuti perchè, in caso contrario, sei sfigato e un perdente.
In realtà, però, essere una persona popolare non vuole dire essere la persona che piace di più e che è più amata.
La popolarità, infatti, va suddivisa in popolarità percepita e sociometrica: la prima è basata sulla reputazione, la seconda misura l'indice di gradimento di un individuo a partire dalle sue caratteristiche positive.
Chi gode di questa popolarità percepita è sempre più visibile, spesso invidiato e imitato e gode di un potere sociale. Dagli altri viene visto come una persona che non ha alcun tipo di problema, che è fiero della sua vita e di ciò che ha ed è, che riesce a tenere a distanza la solitudine.
Ma anche per la popolarità ci sono degli svantaggi: per mantenere a lungo questo status bisogna essere pronti, competitivi, affrontare le pressioni sociali, subire le invidie e tamponare le gelosie.
Siete pronti a vivere sotto pressione per tutta la vita?
Se non siete in grado di fare tutto questo, sappiate che i ragazzi e le ragazze meno appariscenti raggiungono obiettivi e successi più di quanto riescano a fare i loro coetanei popolari.

lunedì 28 ottobre 2013

Ryanair, ecco le nuove regole per viaggiare

Per anni è stato il leader dei voli low cost, ma nei prossimi mesi Ryanair, la compagnia irlandese del "niente fronzoli" cambierà qualche regola e si pensa che lo farà per tornare ad avere sempre più passeggeri, recuperando anche quelli non più soddisfatti del loro servizio.
E così non ci sarà più bisogno di sedersi sul proprio bagaglio a mano o di vestirsi a cipolla come se sull'aereo ci fossero -15°.
Ma quali saranno queste nuove regole?
Eccole di seguito:
  • la prima novità sarà quella di un ulteriore bagaglio a mano: principalmente saranno ammesse le borse da donna e gli acquisti effettuati negli shop dell'aeroporto;
  • se dimenticate di stampare la carta d'imbarco, dal 1° dicembre il costo d'emissione passerà dai 70 ai 15 euro per i clienti che hanno già effettuato il check-in online, altrimenti resterà di 70 euro;
  • dal 1° novembre sul sito non si dovrà più inserire il codice di sicurezza;
  • se avete sbagliato alcuni dati nella prenotazione, avrete 24 ore di tempo per correggere gli errori;
  • prima delle 8 e dopo le 21 non ci saranno annunci pubblicitari e anche le luci saranno soffuse proprio per garantire la tranquillità dei passeggeri;
  • dal 5 gennaio il bagaglio acquistato in aeroporto costerà meno: 30 euro al desk di consegna e 50 euro al gate d'imbarco.
Mica male per la compagnia con la peggiore assistenza ai clienti.

venerdì 25 ottobre 2013

Il successo dei Minion: nel 2014 un film sulle loro origini

L'ultimo episodio del film d'animazione "Cattivissimo me" sta registrando ancora in questi giorni tantissimi incassi e un notevole successo.
C'è chi dice che gran parte del merito di questo successo ricada sui Minion, aiutanti del cattivissimo (ormai buono) Gru durante i suoi incarichi top secret.
Ma chi sono questi Minion?
I Minion sono delle strane creature gialle e minuscole, create dal dottore Nefario, braccio destro di gru, con lo scopo di aiutarlo.
Parlano una lingua che non esiste, incomprensibile e che è un mix tra giapponese, spagnolo, francese e anche l'italiano (nella scena col gelato i Minion lo chiamano davvero "gelato" e non icecream).
La loro simpatia nasce dall'essere molto spesso buffi e, in questo secondo capitolo di Cattivissimo me, il regista si diverte a travestirli in tutti i modi: da babysitter a ballerina brasiliana e poi anche hawaiana, e ancora da golfista fino al suo alter ego cattivo, di colore viola e con i capelli alla Einstein.
Come sempre più spesso accade, sono le "spalle" dei personaggi principali a superarli e a divenire i veri protagonisti, proprio come accaduto per lo scoiattolo Scrat nell'Era Glaciale o per i pinguini di Madagascar.
Il loro successo è stato così esagerato che il regista ha deciso di dedicare loro un vero e proprio cartoon nel quale saranno spiegate le origini di questi simpatici personaggi: l'uscita nei cinema è prevista per il 2014.

mercoledì 23 ottobre 2013

Nel 2017 nascerà la Hollywood cinese

Hollywood è la perla americana che ha alimentato il sogno americano, regalando al pubblico mondiale migliaia di film.
Attualmente, una rivale molto agguerrita e con un numero di uscite cinematografiche maggiore rispetto a quelle di Hollywood è sicuramente Bollywood, in India.
Ma sta per nascere una terza concorrente: si chiamerà Oriental Movie Metropolis e sarà la Hollywood della Cina.
L'investimento è stato fatto dall'uomo più ricco della Cina, Wang Jianlin, che ha messo a disposizione ben 6 miliardi di euro per realizzare questo progetto.
Si tratta di un progetto maestoso e che avrà sede a Qingdao, città del nord est della Cina, soprannominata la "Svizzera cinese".
La Hollywood cinese avrà 20 studios, tra cui uno permanente sott'acqua, un complesso di grandi dimensioni per fiere e convegni, un parco giochi per turisti, sette alberghi, un centro commerciale, un ospedale e anche un porto con 300 ormeggi per chi vorrà raggiungerlo via amre.
L'inaugurazione è prevista per il 2017 e si presume che l'Oriental Movie sfornerà 100 film e serie tv cinesi e 30 produzioni straniere; inoltre ogni Settembre si terrà un festival internazionale a cui parteciperanno le migliori produzioni mondiali.
Con questo passo la Cina mira a divenire anche una potenza globale dal punto di vista culturale, continuando a dare filo da torcere a tutte le altre potenze mondiali, prima fra tutte gli Stati Uniti.

martedì 22 ottobre 2013

Con il doodle a bordo di un paracadute

Google torna a deliziarci con un doodle speciale che stavolta è dedicato ad Andrè-Jacques Garnerin.
L'inventore francese fu il primo uomo ad utilizzare il paracadute di seta senza intelaiatura di legno, lanciandosi sul Parc Monceau il 22 Ottobre 1797, da una mongolfiera a quota 900 metri.
Garnerin può essere considerato il Felix Baumgartner del passato.
Doodle di Google dedicato ad Andrè-Jacques Garnerin
Il doodle di oggi si presenta come un cartoon: un uomo a bordo di una mongolfiera all'interno di un parco con 4 persone che assistono all'impresa.
Poi la mongolfiera si alza e lascia l'uomo in balia del vento: ogni utente può, usando i tasti direzionali, far muovere il paracadute, seguendo anche la direzione del vento, ed evitando gli uccelli.
L'avventura si conclude nel mare, nei pressi di una barca a vela.

lunedì 21 ottobre 2013

Il colore della pelle varia a seconda delle latitudini

Una delle negatività della società odierna è la presenza, ancora massiccia, del razzismo.
A cercare di cancellare ogni dubbio e ogni pregiudizio su chi ha un colore di pelle diverso dal nostro è Nina Jablonski, antropologa e paleobiologa, docente della Pennsylvania State University.
E' una delle tante ospiti al Festival della Scienza che si terrà nei prossimi giorni a Genova.
Mappa del colore della pelle
Come ha spiegato l'antropologa nell'ultimo suo libro, le razze umane non esistono e il colore della pelle è solo un dettaglio utile per capire come il genere umano si è evoluto e si è adattato nel corso dei millenni.
In effetti, se esistono tanti colori diversi della pelle è perchè ognuno di essi produce una quantità di eumelanina differente. 
L'eumelanina ci protegge dai raggi ultravioletti che possono danneggiare e spezzare i legami chimici delle molecole, incluse anche l'acido folico e il Dna.
Un essere umano che produce più eumelanina avrà un colore della pelle più scuro: ecco perchè in Africa la maggior parte della popolazione presenta un colore molto scuro della pelle, semplicemente per difendersi dai raggi ultravioletti.
E questa capacità di produrre più eumelanina ha fatto sì che sempre in Africa gli uomini più scuri sarebbero vissuti meglio e più a lungo di quelli più chiari che, inevitabilmente, sono stati soggetti a cancro alla pelle.
D'altronde, se torniamo indietro nella storia dell'evoluzione dell'uomo, l'Homo Sapiens era africano e aveva la pelle scura.
Solo successivamente, spostandosi nelle altre zone del mondo, si è "scolorito", a seconda dell'incidenza dei raggi solari e dell'intensità dei raggi ultravioletti.
L'antropologa ha messo a confronto la mappa dell'incidenza dei raggi ultravioletti con la mappa dei colori della pelle di 50 popolazioni umane: il risultato parla chiaro e dice che più sono gli ultravioletti, più la pelle è scura.
Naturalmente, non è solo la pelle ad aver contribuito all'evoluzione dell'uomo: altri fattori, come la cultura materiale, la capacità di produrre utensili utili alla pesca o alla difesa personale, hanno permesso a quell'uomo primitivo di evolversi ed arrivare fino a noi.
Questa lezione ci fa capire che il colore della pelle è una variabile indipendente dalle altre caratteristiche umane e che il razzismo non è qualcosa di istintivo, ma si poggia su credenze e culture che associano il colore della pelle ad un livello di civiltà diverso.
Lo stesso Origene, teologo cristiano, associò per primo il colore scuro della pelle al concetto del peccato, soprattutto allo scopo di giustificare il colonialismo, la schiavitù e la tratta degli schiavi.

venerdì 18 ottobre 2013

Conflict kitchen: solo cibo dei Paesi in guerra con gli USA

Dopo il ristorante di Brooklyn in cui la regola principale è mangiare stando in silenzio per tutta la durata del pasto (vedi Eat), a Pittsburgh, in Pennsylvania è nato un take away originale: si chiama Conflict kitchen.

Insegna del Conflict Kitchen per Cuba
Come suggerisce il nome, questo ristorante, nato dall'idea di Jon Rubin, professore di Arte, è un temporary restaurant che cambia cucina, nome e allestimento ogni 2 mesi e serve solo la cucina di tutti quei Paesi che sono in guerra con gli Stati Uniti d'America.
Finora c'è stata la cucina dell'Afghanistan, dell'Iran, del Venezuela, e adesso è Cuba ad essere protagonista.
Insegna del Conflict Kitchen per Afghanistan
Insegna del Conflict Kitchen per Iran
Insegna del Conflict Kitchen per Venezuela
Di ogni Paese non si finisce col conoscere solo il cibo e la cucina tipica, ma i clienti vengono coinvolti anche nella cultura, nella politica e sui temi rilevanti di quel Paese attraverso eventi, performance e discussioni e piccoli opuscoli. 
Spesso gli stessi cibi acquistati vengono avvolti in fogli di giornale sui quali ci sono le interviste agli esponenti politici Usa sul conflitto del momento, in modo tale che l'esperimento di divulgazione sia bipartisan.
Attualmente la versione è quella cubana e con essa si sta avvicinando la clientela al cibo, alla cultura e al pensiero di chi vive a Cuba e di coloro che sono emigrati negli Stati Uniti.
Come è normale che sia, spesso i pensieri e le parole risultano essere complicate e contradditorie a seconda del punto di vista; ma tutto questo non fa altro che riflettere la gamma di sfumature di pensiero presenti in ogni Paese.
Dopo Cuba, toccherà al Nord e Sud Corea e alla Palestina e Israele.

Per chi sia interessato il Conflict kitchen si trova a questo indirizzo: 221 Schenley Dr, Pittsburgh, PA, USA 15213

martedì 15 ottobre 2013

Eat, il ristorante dove regna il silenzio

In un mondo che va sempre più veloce ed è sempre più rumoroso, c'è chi ritorna al silenzio, al piacere di guardarsi negli occhi, accarezzarsi e mangiare senza proferire parola.
Succede a Brooklyn in un ristorante chiamato semplicemente Eat (mangiare in inglese).
Cosa ha di straordinario?
Home page di Eat
Eat è un locale dove regna il silenzio e dove ogni cliente può assaggiare prodotti sani e biologici.
Il menu di Eat cambia ogni giorno e presenta ingredienti organici di produttori e coltivatori locali, ma non è solo il cibo ad essere locale e genuino: anche l'ambiente, le posate, i piatti, i bicchieri, tutto è rigorosamente fatto a mano e realizzato da artisti del posto.
Tutto questo rende questo posto unico al mondo, un luogo dove per un'ora e mezza bisogna dedicarsi totalmente al cibo, cercando di evitare qualsiasi conversazione, in totale contrasto con il caos e il traffico che sta al di fuori di quel ristorante che ricorda tanto un monastero.
In effetti, il suo proprietario è un giovane, Nick Nauman, che dopo aver fatto colazione con dei monaci in un monastero dell'estremo Oriente, ha capito e apprezzato l'importanza del silenzio.
E così mentre si mangia da Eat gli unici rumori che si sentono sono quelli che provengono dall'esterno o quello di una posata che sbatte su un piatto.
Per il resto, per 90 minuti ci si dedica a se stessi e a conclusione del pranzo o della cena Nick si avvicinerà al vostro tavolo e vi ringrazierà con le mani congiunte con un semplice Namaste.
Ad Ottobre Eat sbarcherà anche a Londra.
Per il momento lo trovate solo a questo indirizzo: 124 Meserole Avenue, Greenpoint, Brooklyn 11222.

Le Buffalo Girls che combattono sul ring

Ci sono delle bambine che, nonostante abbiano solo dagli 8 ai 10 anni, combattono e lo fanno su ring, davanti a molti spettatori che sono lì per scommettere e vincere dei soldi.
Sono delle bambine thailandesi che spesso diventano delle vere e proprie campionesse di boxe, o meglio di muay thai.
Un documentario intitolato "Buffalo Girls" racconta la storia di due bambine: 
  • Pet, vive con la famiglia e da piccolina ha avuto problemi di cuore. E'stata operata e ora sta meglio, ma i genitori decidono di farla allenare per vederla diventare una campionessa;
  • Stam ha 8 anni e ha combattuto già 23 volte, spesso uscendone sconfitta.
Anche se diverse, queste due bambine sono incoraggiate e spinte proprio dai loro genitori a intraprendere questa strada così difficile e sporca, tra adulti che tifano con fanatismo e scommettono soldi a palate.
E' l'ennesima lottà per la povertà, la lotta tra il vivere e il sopravvivere; queste bambine combattono per vincere perchè vincere vuol dire avere la possibilità di comprare una casa alla famiglia e pagare le bollette, vuol dire uscire dalla povertà.
Ma dietro alla boxe, uno sport, c'è un enorme business in cui girano tantissimi soldi e guadagnano tutti, dagli scommettitori agli allenatori fino agli atleti stessi.
E in Thailandia la boxe femminile è diventata una vera e propria moda.
Ma questo riscatto economico non può sicuramente giustificare lo sfruttamento dei loro piccoli corpi: ogni incontro produce lividi, sofferenze, lacrime e spesso anche qualche osso rotto ed è ancora più inaccettabile assistere a tutto questo, a bambine che fanno a pugni in un'età in cui si dovrebbe solo giocare e studiare.

mercoledì 9 ottobre 2013

Come è nata Samsung

Samsung: oggi è uno dei maggiori concorrenti della Apple per quanto riguarda la telefonia, Pc e Tablet.
Eppure non si è sempre occupata di questo.
La storia di Samsung nasce nel 1938 a Daegu, una piccola cittadina nel sud di Seul: qui il fondatore, Byung.Chull Lee, con soli 30 mila won (pari a circa 20 euro) fonda una società specializzata in pesce e verdure inscatolate. Il 28enne sud coreano decide di esportare le sue conserve in Cina e dà il nome alla sua azienda: Samsung, che in coreano vuol dire "tre stelle".
Dopo circa 60 anni, nel 1993, a guidare la Samsung è suo figlio, Kun-Hee Lee che trasforma quella piccola società in una multinazionale, ma la trasformazione non è stata semplice.
Dai mulini alle macchine per il confezionamento tessile, dall'industria pesante, chimica, aerospaziale, costruzioni, servizi finanziari e poi l'elettronica.
Tutto questo cambiamento è avvenuto dopo un discorso durato tre giorni e interrotto solo per dormire, al termine del quale il capo disse: "Da oggi cambieremo tutto, tranne moglie e figli.
Da quel discorso emerge un obiettivo importante: puntare sulla qualità e sul marchio per dare filo da torcere ai concorrenti e magari superarli. Ed è quello che è successo.
Oggi la Samsung è guidata dal nipote del fondatore, Jae-Young Lee, colui che sta dietro il successo del Galaxy e che ha il compito di arrivare a 400 miliardi di dollari di ricavi entro il 2020.
Ma il suo successo Jae-Young l'ha già avuto, superando la ex numero uno, la Apple di Jobs, con 400 milioni di cellulari venduti in un anno e il 30% della quota di mercato degli smartphone (contro il 22% della Apple).
In SudCorea Samsung vale da sola il 20% del Pil del Paese perchè si può parlare di una vera e propria holding di Stato: un coreano può nascere al Samsung Medical Center, vivere in un residence della Samsung Costruction Division, avere un'assicurazione della Samsung Life Insurance, vestirsi Bean pole (marchio di Samsung Textile) e dormire negli Shilla Hotel di proprietà del gruppo.
Insomma, un vero e proprio impero che oggi dà lavoro a 270 mila dipendenti in 79 Paesi e con un business da 190 miliardi di dollari l'anno.

martedì 8 ottobre 2013

Scoperta la tomba di Shangguan Wan'er

Shangguan Wan'er
Si sa, la comunità cinese tiene sempre nascoste le donne, ma stavolta è stato davvero difficile.
Alcune settimane fa è stata scoperta nello Shaanxi, in Cina, a poca distanza dall'aeroporto nazionale di Xianyang, la tomba di Shangguan Wan'er.
Si tratta di una delle donne più influenti della storia della Cina che ha saputo affermarsi grazie non solo alla sua bellezza, ma soprattutto grazie al suo essere intrigante e alle sue notevoli capacità politiche.
Shangguan è vissuta tra il 664 e il 710 d.C alla corte di Wu Zetian, prima e unica imperatrice donna della storia cinese: sposò il figlio di Wu, ma ebbe relazioni anche con il nipote e l'amante dell'imperatrice stessa.
Per queste ragioni l'imperatrice la condannò a morte, ma subito dopo la graziò, marchiandola però con un tatuaggio di un fiore sulla fronte.
Tomba di Shangguan Wan'er
La tomba di Shangguan è stata scoperta a 10 metri di profondità: la camera mortuaria era di dimensioni modeste, situata in un corridoio lungo circa 36 metri e presenta un epitaffio di circa mille parole, contenente informazioni sulla sua famiglia e sulla sua vita.
Purtroppo al suo interno sono stati ritrovati solo dei cavalli in ceramica, mentre tutti gli ori, i gioielli e le piastrelle dei muri sono scomparsi, probabilmente per mano delle stesse autorità del tempo che hanno tentato in tutti i modi di cancellare la memoria di questa donna che ha contribuito a diffondere il buddismo attraverso le tecniche rudimentali di stampa conosciute a quel tempo.
La sua vita si concluse nel 710 d.C, in una congiura di palazzo in cui morì anche l'imperatrice, ma la sua vita e la sua storia sono state di ispirazione per un famoso sceneggiato cinese e anche di libri e opere d'arte.

lunedì 7 ottobre 2013

Come diventare un Mystery Shopper

Quante volte vi siete trovati in un ristorante, in un hotel, in un qualsiasi negozio, anche in una banca, e siete rimasti insoddisfatti del servizio offerto?
Oggi potete dire la vostra.
Si sta diffondendo sempre più una figura, quella del Mister X, che ha il compito di valutare il servizio offerto dalle varie aziende.
Chi è il Mister X?
Mister X può essere sia uomo che donna travestito da cliente normale che acquista un prodotto, prenota una stanza di hotel o si siede al ristorante con lo scopo di annotare chi non rispetta gli standard dell'azienda committente e fargli correggere gli errori prima di perdere troppi clienti.
Quali sono le regole?
Un Mister X deve agire in incognito, mai rivelare il proprio ruolo o farsi scoprire, altrimenti la missione può dirsi fallita. 
Spesso vengono forniti anche dettagli sulla durata della missione, sulle domande da porre e sugli aspetti da valutare.
Quanto viene pagata ogni missione?
Il prezzo varia da missione a missione e va dai 10 ai 25 euro che vengono versati sul conto bancario con cadenza mensile. Inoltre, le spese anticipate e documentate vengono anche rimborsate.
Ogni Mister X decide liberamente se accettare o rifiutare la missione e dopo aver compilato un questionario entro le 24 ore successive riceveranno un punteggio da 1 a 10.
Un modo per arrotondare il proprio stipendio, ideale come secondo lavoro.
Quali sono le aziende?
Tra i committenti ci sono le aziende più grandi come Apple o McDonald's.

Di seguito ecco alcuni siti di Mystery Shopping:

sabato 5 ottobre 2013

La vita dei minatori nelle miniere d'oro in Africa

Proprio qualche giorno fa si era parlato della schiavitù nei cantieri per i Mondiali 2022 che si terranno in Qatar e che forse saranno spostati in inverno (la decisione verrà presa dopo i Mondiali dell'anno prossimo).
Oggi si torna a parlare di condizioni pessime di lavoro: questa volta siamo in Africa, in alcune miniere sparse tra Tanzania, Uganda e Kenya dove si produce oro.
A denunciare la pessima situazione dei minatori è Fairtrade International, un'organizzazione internazionale che certifica i prodotti del commercio equo e solidale.
La situazione è questa: i lavoratori che estraggono il prezioso minerale dai giacimenti si trovano a lavorare sottoterra, subendo le conseguenze dell'avvelenamento da vapori di mercurio che, per raffinare il prodotto, è bruciato in bidoni all'aperto.
Questi vapori provocano nausea, problemi alla vista e di memoria per chi li respira.
Inoltre, tutte le norme di sicurezza non vengono assolutamente rispettate: niente elmetti, niente guanti o scarponi protettivi.
Ma non sono solo gli uomini a pagarne le conseguenze: in superficie, lavorano anche le donne che pestano con martelli e mortai il materiale estratto per separare la parte più pregiata dal resto. In questo processo viene usato il cianuro i cui residui, assieme a quelli del mercurio, finiscono per inquinare l'ambiente circostante.
E allora: qual è l'obiettivo di quest'organizzazione?
Quello di produrre in 3 anni oro pulito, eliminando il lavoro minorile, migliorando le ppolitiche per la sicurezza dei minatori e prevenendo l'inquinamento.
In cambio, le miniere che aderiranno al programma riceveranno un bonus da investire nei luoghi di lavoro, ma anche a favore della comunità per creare asili e scuole, diffondendo così l'istruzione e migliorando le condizioni di vita dell'intera società.

giovedì 3 ottobre 2013

I viaggi della speranza: altri profughi morti nel mare di Sicilia

Il viaggio della speranza, così lo chiamano quegli uomini, quelle donne e quei bambini che salgono su un barcone dall'Africa per raggiungere l'Italia.
Oggi l'ennesimo orrore, l'ennesima tragedia: al largo di Lampedusa, precisamente nei pressi dell'Isola dei Conigli, un barcone strapieno di immigrati somali ed eritrei ha preso fuoco, forse a causa di una coperta che ha preso fuoco per segnalare agli isolani il loro arrivo.
Il barcone si è rovesciato, buttando in mare i suoi 500 profughi.
I numeri sono ancora provvisori, ma si parla di 150 persone salvate e 82 vittime e purtroppo il numero dei morti è destinato a crescere, tra le lacrime dei soccorritori.
Se davvero su quel barcone di 20 metri c'erano 450-500 persone, si può parlare di vera e propria tragedia.
Lo stesso sindaco Nicolini ha detto che è un vero e proprio orrore quello che è accaduto oggi e che da anni accade in quelle acque.
Solo qualche giorno fa erano stati 13 i morti a Scicli, tutti uomini fuggiti dalla loro terra e che avevano pagato 2000 euro per quel viaggio di speranza.
Ma qui in Italia hanno solo trovato la morte.
E' un orrore pensare che gente fuggita dalla guerra, dalla povertà e dalla miseria del proprio Paese di origine trovi la morte in quel viaggio pieno di buoni propositi e di tante speranze.
Nel Canale di Sicilia in 10 anni sono morti 6200 migranti, di questi 4790 dispersi; solo nel 2011 sono scomparse 1800 persone, 5 al giorno.
Eppure c'è chi come Gianluca Pini, vicepresidente del gruppo Lega Nord a Montecitorio, ha detto che la colpa di queste tragedie è solo di Laura Boldrini e del ministro Kyenge: 
"La loro scuola di pensiero ipocrita, che preferisce politiche buoniste alle azioni di supporto nei paesi del terzo mondo, ha portato a risultati drammatici come questi. Continuando a diffondere senza filtri messaggi di accoglienza si otterrà la sola conseguenza di mietere più vittime di una guerra."

mercoledì 2 ottobre 2013

La schiavitù dei Mondiali di Calcio 2022 in Qatar

Chi pensa che nel 2013 la schiavitù sia quasi del tutto scomparsa, si sbaglia.
In Qatar nel 2022 si svolgeranno i Mondiali di Calcio e il Paese delle torri e delle isole artificiali nasconde troppi segreti: da un'inchiesta condotta dal Guardian pare che proprio per la costruzione degli hotel, degli stadi e degli alloggi tanti siano gli uomini costretti a schiavitù.
Solo tra Giugno e Agosto di quest'anno sono state 44 le vittime, uomini soprattutto nepalesi morti per arresti cardiaci o vittime di incidenti sul lavoro; ma c'è chi parla di probabili 4000 vittime una volta che i lavori entreranno nel vivo.
Alcuni di questi uomini si sono rifugiati nell'ambasciata nepalese per sfuggire alle condizioni disumane in cui si sono ritrovati: turni massacranti di 12 ore, senza paga, senza cibo, senza acqua.
In più, viene sottratto il passaporto per impedir loro di fuggire e spesso se si lamentano, il loro capo li insulta, li colpisce e li manda via dal campo di lavoro.
Ma se i luoghi di lavoro sono terribili, anche per i 50 gradi all'ombra, negli alloggi a loro forniti è anche peggio perchè si ritrovano in 12 in una stanza dove regna la sporcizia.
Stadio finale Mondiali 2022 in Qatar
Anche per la costruzione della città di Lusail, capace di ospitare 200-250 mila abitanti, ci sono state vittime: qui sorge lo stadio di 90 mila persone che ospiterà la finale dei Mondiali 2022.
Insomma, condizioni inaccettabili in un Paese che si presenta al mondo come uno dei primi a rispettare la sostenibilità e la dignità umana, ma che molti operai considerano "una prigione a cielo aperto".
E così questo scandalo ha alzato un polverone tant'è che nei prossimi giorni la Fifa indagherà sui fatti, cercando anche di capire se gli stadi saranno dotati di aria condizionata, proprio per far fronte alle elevate temperature; oppure l'alternativa sarebbe i Mondiali di inverno, interrompendo per un mese il campionato mondiale di calcio di 32 Paesi.
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