martedì 4 febbraio 2014

La storia di Playboy

Chissà quanti lo hanno sfogliato di nascosto o ne hanno conservato segretamente il poster centrale nell'enciclopedia in camera: Playboy, la rivista più svestita di sempre, è un caso da studiare per capire come e quando ci fu l'esigenza di parlare apertamente di sesso.
Forse pochi lo sanno, ma Hugh Hefner, il re e fondatore di Playboy, è stato un reduce di guerra con una laurea in psicologia.
Molti dicono che sia stato lui a inventare il sesso, ma, in realtà, questo esisteva, solo che non se ne parlava liberamente e apertamente.
Il primo numero di Playboy
Nel 1953 uscì il primo numero di Playboy, un numero senza data perchè nemmeno Hefner era sicuro del suo successo e del suo seguito.
Sulla copertina c'era una giovane Marilyn Monroe, casta, sorridente ed estremamente sensuale nella sua semplicità.
Marilyn non era ancora la Marilyn che conosciamo: si faceva chiamare Norma Jean, ma il poster pieghevole e centrale di quel numero mostrava per la prima volta una donna completamente nuda e scandalosamente bionda, distesa su un drappo rosso fuoco.
In quegli anni il sesso non era così "pubblico": gli attori sposati recitavano in letti separati e le pubblicità di intimo venivano fatti da manichini.
Ma Hefner capì che il sesso è una merce che si vende, vende e fa vendere: prendendo spunto dalla mania dei soldati americani di vedere figurine femminili osè o le pin up girls (le pin sono le puntine da disegno che servivano ad attaccare le immagini) diede vita a questa rivista.
Il primo numero vendette 54 mila copie e nel 1972 un solo numero di Playboy raggiunse la vetta di 7 milioni di copie vendute.
Il logo di Playboy
Il logo del coniglietto in cravattino fu creato l'anno dopo e divenne il simbolo di quella rivista che si diffuse in tutto il mondo.
Le pose delle conigliette o playmate sarebbero sempre rimaste pose da pittura barocca, opulenti ma mai sguaiate.
Il primo nudo femminile frontale arrivò nel 1968, 13 anni dopo la copertina con Marilyn: stavolta la protagonista era Melodye Prentiss. Da allora tante donne del cinema, della musica e dello spettacolo vollero posare per Playboy: tra le tante ci furono Kim Basinger, Ursula Andress, Drew Barrymore, Kate Moss.
Ma tra le pagine di donne senza veli, c'erano anche importanti interviste a scrittori e uomini di cultura, addirittura quella al futuro presidente Carter che rivelò di aver tradito la moglie più volte, ma solo con il pensiero.
E come tutti quelli che hanno successo, anche per Playboy ci fu un vero e proprio nemico, la rivista Ms, fondata da Gloria Steinem che portò fuori la realtà su quei club dove le donne venivano umiliate, prostituite e torturate con corsetti imbottiti di stracci per gonfiare il seno, quando ancora non esisteva il silicone.
Oggi Playboy vende poco più di un milione di copie ed è passato nelle mani di una delle figlie di Hefner, visto che il fondatore, ormai 82enne, ha dovuto abbandonare il suo sport preferito per vivere nel suo castello con l'ultima delle sue moglie, Crystal Harris, 60 anni più giovane.
Restano comunque nella mente di tutti le parole del presidente Nixon che nel 1970, in merito alla pornografia, disse: 
"Non è emersa alcuna prova che l'uso o la visione di materiali a contenuto sessuale svolgano un ruolo significativo nel provocare danni sociali  o individuali o nel generare azioni criminose, deviazioni sessuali oppure gravi disturbi della sfera emozionale. Stupratori e criminali sessuali erano spesso il prodotto di ambienti conservatori e repressivi."


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