Avete mai pensato a come cambierebbe il planisfero se rappresentassimo i vari Paesi in base al numero degli utenti web?
Ci hanno pensato due ricercatori inglesi dell'Internet Institute dell'Università di Oxford, Mark Graham e Stefano De Sabbata, che hanno realizzato un planisfero con i siti più cliccati nei vari paesi del pianeta.
I siti più visitati per Paese
In questa mappa il colore di ogni Stato dipende dal sito più cliccato dai suoi cittadini, mentre la sua grandezza è proporzionale al numero dei suoi utenti web.
Ciò che è emerso è che sono 8 i siti più visitati: il primo fra tutti è Google che risulta essere il motore di ricerca più cliccato dagli utenti del web del mondo.
Al secondo posto c'è Facebook che conta un miliardo e cento milioni di iscritti, continuando a dare filo da torcere a Google.
Osservando la mappa, si nota che metà della popolazione internet globale è dominata da Google e Facebook, ma gli altri?
Se guardiamo al continente asiatico, questo risulta essere diviso in tre parti: in Cina (dove sia Google che Facebook sono proibiti a un miliardo e 300 milioni di cinesi) regna Baidu, in Russia Yandex e in Giappone Yahoo.
E' bello vedere che la Russia, con una superficie quasi doppia rispetto alla Cina, in questo planisfero si riduca ad una semplice linea: questo perchè in Russia hanno accesso ad Internet solo 50 milioni di persone, mentre in Cina sono 400 milioni gli utenti connessi.
Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un pianeta diviso in due blocchi, quello occidentale quasi uniforme e quello orientale suddiviso in tante parti.
Nella puntata de Le Iene di ieri è andato in onda un servizio di Pablo Trincia sulla crisi greca e sulla diffusione delle droghe sintetiche tra le vie della capitale greca, Atene.
La Grecia è lo stato europeo colpito maggiormente dalla crisi in cui la disoccupazione, la povertà e l'arrivo di nuove droghe sintetiche sta distruggendo tutto e tutti.
Sono state tagliate le pensioni, gli stipendi pubblici e servizi come la scuola e la sanità.
Passeggiando tra le strade di Atene, si vedono dovunque persone in mezzo alla strada, serrande abbassate dove prima c'erano attività e la fame è un problema reale: tanta gente è in fila ogni giorno alla mensa dei poveri e interi quartieri sono senza acqua e corrente.
Tutta questa crisi ha trasformato l'intero scenario della capitale greca: in ogni angolo della città, infatti, c'è gente buttata per terra che si fa di droga ad ogni ora del giorno e della notte.
In particolare, sono due le droghe che stanno facendo strage di uomini e donne, grazie soprattutto al loro costo irrisorio (bastano infatti solo 2/3 euro per acquistare una dose): la Thai e la Sisa.
La Thai
E' l'eroina thailandese, ma in Grecia è chimica al 100%.
Si tratta di un mix a base di eroina che ha al suo interno detersivi, shampoo, calcestruzzo.
Secondo quanto riferito dagli stessi tossicodipendenti, la Thai ti toglie le emozioni, trasformandoti in uno zombie.
La Sisa
E' la peggiore tra le due perchè è in grado di trasformare chiunque in una persona violenta, capace anche di uccidere.
Si tratta di un mix di metanfetamine e schifezze di ogni tipo, come per esempio la polvere contenuta nelle lampadine a neon, ma l'ingrediente principale e letale è l'acido delle batterie che viene prodotta artificialmente.
La Sisa, una volta iniettata nelle vene, arriva direttamente al sistema nervoso, distruggendo tutto quello che trova davanti: non solo l'anima, ma anche il corpo, lasciando spesso piaghe incurabili.
La droga è un male che sta distruggendo un'intera generazione di greci e purtroppo per averne anche un po' si è disposti a tutto: come ha riferito il responsabile di un'associazione che recupera i tossici, molte ragazze si prostituiscono per 20 euro senza utilizzare precauzioni. In questo modo, contraggono molto spesso l'Hiv, anche attraverso lo scambio di siringhe infette (basti pensare che in soli due anni il contagio da Hiv è aumentato del 1500%).
E' una generazione allo sbaraglio che non ha soldi e non ha più sogni e che si rifugia in qualcosa che dà loro l'idea di un mondo migliore, ma solo per qualche minuto o ora.
Il 25 Novembre si celebra la Giornata Mondiale contro il femminicidio per ricordare tutte le donneche sono rimaste vittima della violenza dei loro compagni, mariti, amanti o semplici conoscenti.
Nonostante tutti gli interventi da parte dei Governi di tutto il mondo, questa piaga sociale sembra non fermarsi.
Se guardiamo all'intero pianeta, 1 donna su 3 subisce violenza fisica o sessuale e la percentuale è così ripartita tra i diversi continenti:
nelle Americhe il 30%;
in Africa il 37%;
nel Mediterraneo orientale il 37%;
in Europa e Russia il 25%;
nel Sud-Est asiatico il 38%;
nel Pacifico occidentale il 25%.
E in Italia?
Nel nostro Paese, che è ancora indietro per quanto riguarda gli interventi a favore di queste donne, ci sono 6 milioni e 700 mila donne, tra i 16 e i 70 anni, che hanno subito abusi fisici o sessuali, il 76% di esse li ha subito fra le mura domestiche.
Il problema è maggiormente diffuso al Nord con 109 episodi, mentre al Centro si sono registrati in questo anno solo 46 episodi e nel Sud e nelle isole 88 episodi.
Se guardiamo ai dati dal 2005 ad oggi, il fenomeno è in netto aumento:
Numero di femminicidi dal 2005 al 2012
Da Gennaio ad oggi il numero di femminicidi nel 2013 è 128, già maggiore rispetto all'anno scorso.
Ma da cosa nasce tutta questa violenza?
La violenza degli uomini dipende in larga parte dalla madre e dall'educazione ricevuta, ma anche da come gestisce le emozioni, da come governa il conflitto e dall'incapacità di usare la parola, la ragione, il gesto opportuno.
Ed è per questo che in tanti Paesi del mondo si sta cercando di aiutare questi uomini, piuttosto che punirli: se guardiamo a quanto costa questa violenza, il danno economico è di 17 miliardi, ma servirebbero solo 6,3 milioni per la prevenzione.
In effetti, si dice spesso meglio prevenire che curare.
E allora preveniamo, evitando soprattutto che i media diffondano un'idea della donna che non è altro che sederi, seni, bocche e mani, corpi disponibili.
Taranto è la mia città e, come è giusto che sia, cerco di farla conoscere agli altri tramite ciò che scrivo e vivo, ma non sempre si può parlar bene del luogo in cui si vive.
Perciò, voglio raccontarvi la mia esperienza personale, l'ennesima negativa esperienza personale vissuta all'Ufficio Collocamento di Taranto in via Carrieri 3.
Ieri, 22 Novembre 2013, mi sono recata alle ore 08:45 presso l'ufficio per ritirare lo stato occupazionale, già pronta a dover sprecare un'intera mattinata lì dentro perchè più e più volte in passato l'attesa è stata veramente lunga.
E ieri l'ufficio non si è smentito: l'orario di apertura è previsto per le 9 in punto, ma già all'esterno vi era, oltre a un numero approssimativo di 30 persone, un cartello su cui vi era scritto che l'ufficio, a causa della carenza del personale, poteva ammettere un numero limitato di persone e che l'apertura straordinaria del giovedì pomeriggio dalle 15 alle 16 era momentaneamente sospesa.
Una sorta di "Lasciate ogni speranza o voi che entrate", tratto dall'Inferno dantesco.
In effetti, quell'avviso voleva già prepararci psicologicamente a quello che avremmo dovuto affrontare una volta dentro.
Ma l'aspetto più strano è stato quello di leggere che in un centro per l'impiego, che dovrebbe dar lavoro ai cittadini, ci fosse carenza di personale.
Ma andiamo avanti.
Siamo entrati 8 per volta e all'interno c'era un uomo di circa 60 anni che ci chiedeva perchè eravamo lì e ci forniva il numeretto giusto.
Il mio era A24.
All'inizio mi sono detta: "Vabbè, c'è da aspettare un po', solo 23 persone", ma mi sbagliavo.
Dalle ore 9 alle ore 11 circa (in un tempo di 2 ore) solo 14 persone erano state ricevute e soddisfatte nelle loro richieste (qualcuno purtroppo è dovuto ritornare perchè aveva ottenuto lo stato occupazionale di una donna con lo stesso nome e cognome della moglie) e solo 3 sportelli erano operativi.
Alle ore 12 circa arriva il mio turno: riferisco all'addetta ciò che mi serve e da lì partono domande sui lavori svolti, sugli stipendi ricevuti, sulle buste paga e roba simile.
Dopo qualche intoppo con la stampante e la connessione Internet che si interrompe, costringendo l'addetta a re-inserire nuovamente i miei dati, ecco che salta fuori il mio caro e tanto desiderato stato occupazionale.
Purtroppo non è ancora finita: l'addetta mi dice che dovrò andare ai piani alti in una delle 4 stanze indicate su un foglietto che lei mi consegna per un colloquio: "tranquilla, eh, è una cosa veloce".
Vado su e cerco le stanze che mi sono indicate: la 16 ha la porta chiusa (non ci sarà nessuno), la 17 è aperta e dentro ci sono 2 uomini: uno fa finta di non vedermi, l'altro al mio "Posso?" mi risponde di cercare un'altra stanza libera "solo per non farmi attendere troppo".
La 21 è chiusa, la 22 è aperta e dentro c'è un uomo che legge in tutta tranquillità La Repubblica.
Posso? - gli chiedo.
Prego, si accomodi. - mi risponde.
Non sto a dilungarmi troppo, ma quel colloquio che doveva essere "veloce" è durato tanto, forse troppo: dopo aver compilato un foglio con i miei dati in cui aggiornavo la mia situazione relativa agli studi e alle qualifiche e firmato qua e là, sono riuscita ad uscire da quel posto così deprimente e pieno di gente stanca e svogliata alle ore 13e15.
Gli Italiani sono un popolo di giocatori: sempre più, infatti, sono le persone che, forse alla ricerca di fortuna e di una vita diversa, spendono sempre più soldi in lotterie, Superenalotto, Gratta e Vinci,slot machines e altri giochi online.
Basti pensare che solo in Italia ci sono ben 15 milioni di giocatori, con una spesa annua di 1450 euro a testa.
La questione che sto qui per affrontare, però, è un'altra: quando si ha la fortuna di vincere una somma superiore a 500 euro, bisogna preoccuparsi di quanto realmente finirà nelle nostre tasche.
Partiamo col dire che, per riscuotere la vincita, bisogna innanzitutto presentarsi nella sede della società operatrice (Sisal, Snai, ecc...) più vicina con il biglietto vincente entro 90 giorni dalla vincita, pena la perdita della somma stessa.
Prima di ricevere il pagamento, bisogna attendere ulteriori 30 giorni e poi finalmente si vedrà la cifra accreditata sul conto corrente.
Non spaventatevi se la somma non sarà quella che vi aspettate perchè dovrete scalare le tasse.
Ma a quanto ammontano queste tasse?
Tasse sui giochi incassate dallo Stato
Secondo un decreto in vigore dal primo gennaio 2012 e messo in atto dal governo Monti, si tratta del 6% per qualsiasi vincita superiore a 500 euro.
Queste però non sono le uniche tasse che lo Stato incassa: oltre a quelle imposte sul giocatore, ad essere tassati sono anche gli operatori dei giochi (in Italia i maggiori sono Sisal, Lottomatica e Snai).
La tassazione varia da gioco a gioco: per il Superenalotto è di 53,62%, per il Gratta e Vinci è del 50% e per il WinforLife è del 23%.
Insomma, lo Stato ci guadagna due volte: basti pensare che nei primi dieci mesi del 2013 lo Stato ha già incassato la cifra di 10,3 miliardi di euro e il 95% dei giocatori non vince più di 500 euro.
In radio e anche in tv si ascolta tanta musica e si vedono tantissimi video, ma ce n'è uno che in particolar modo che sta ottenendo ottimi risultati e tante visualizzazioni.
Si tratta di Same Love di Macklemore & Ryan Lewis.
Scena del video di Same love
La canzone, che ha vinto il premio di Miglior video con messaggio agli MTV Video Music Awards 2013, parla della questione dei diritti gay: lo stesso video è stato registrato durante la campagna per il referendum che, dopo l'approvazione del 2012, ha reso legali i matrimoni omosessuali nello stato di Washington.
Nel video si narra la storia di un uomo, dalla nascita fino alla morte, raccontando la sua storia d'amore con il suo compagno attraverso le mille difficoltà e gli ostacoli sociali che hanno dovuto affrontare nel corso degli anni, dal matrimonio fino alla morte.
Ecco il testo e il video:
SAME LOVE
When I was in the 3rd grade
I thought that I was gay
Cause I could draw, my uncle was
And I kept my room straight
I told my mom, tears rushing down my face
She's like, "Ben you've loved girls since before pre-K"
Trippin', yeah, I guess she had a point, didn't she
A bunch of stereotypes all in my head
I remember doing the math like
"Yeah, I'm good at little league"
A pre-conceived idea of what it all meant
For those who like the same sex had the characteristics
The right-wing conservatives think its a decision
And you can be cured with some treatment and religion
Man-made, rewiring of a predisposition
Playing God
Ahh nah, here we go
America the brave
Still fears what we don't know
And God loves all His children
Is somehow forgotten
But we paraphrase a book written
35 hundred years ago
I don't know
[Hook: Mary Lambert]
And I can't change
Even if I tried
Even if I wanted to
And I can't change
Even if I tried
Even if I wanted to
My love, my love, my love
She keeps me warm [x4]
[Verse 2: Macklemore]
If I was gay
I would think hip-hop hates me
Have you read the YouTube comments lately
"Man that's gay"
Gets dropped on the daily
We've become so numb to what we're sayin'
Our culture founded from oppression
Yeah, we don't have acceptance for 'em
Call each other faggots
Behind the keys of a message board
A word routed in hate
Yet our genre still ignores it
Gay is synonymous with the lesser
It's the same hate that's caused wars from religion
Gender and skin color
Complexion of your pigment
The same fight that lead people to walk-outs and sit-ins
C'è chi vorrebbe diventare genitore senza avere delle relazioni stabili, chi non riesce a trovare l'anima gemella, chi è omosessuale.
In aiuto di tutte queste persone che desiderano un figlio, ma non vogliono impegnarsi sentimentalmente con qualcuno, c'è il co-parenting.
Homepage di Co-Parentmatch
Esistono diversi siti di co-parenting (in Gran Bretagna c'è Co-parentmatch, negli Usa Modamily.com), in Italia c'èco-genitori.it che conta già 100 mila iscritti.
Bastano infatti 30 dollari al mese per trovare la persona giusta con cui fare un figlio e con cui condividere anche le responsabilità morali e finanziarie, senza che ci sia necessariamente l'amore.
La prima cosa da decidere è come concepire il bambino: c'è chi ricorre all'inseminazione artificiale e chi sceglie il vecchio sesso, molto più economico.
Chi critica questo metodo di mettere al mondo dei bambini dice che è dettato soltanto dall'egoismo di voler diventare genitore, senza creare un mondo di amore e protezione tutt'intorno al nuovo nascituro.
Ed è un po' quello che succede con l'eugenetica e la ditta di test genetici 23andMe.
Homepage di 23andMe
23andMe prende il nome dal numero dei cromosomi che ogni genitore dona al figlio (23 per l'appunto) e ha recentemente registrato un brevetto che contiene una serie di domande a cui sottoporre i futuri genitori e un algoritmo che, attraverso una batteria di calcoli probabilistici, seleziona quale combinazione, fra gli ovuli e gli spermatozoi a disposizione di una banca dei gameti, si avvicina di più ai sogni di mamma e papà.
Attualmente l'azienda conta 400 mila iscritti e mira a far soldi rivolgendosi soprattutto a quelle cliniche in cui viene effettuata la procreazione assistita.
Fra i caratteri che si possono scegliere ci sono il sesso, il colore degli occhi, la tolleranza al lattosio, il rischio di ammalarsi di cancro al seno o al colon o il rischio di degenerazione maculare o di nascere con un difetto al cuore o ancora la possibilità di avere delle fibre muscolari adatte allo sprint.
Insomma, un vero e proprio bambino su misura che, però, fa affidamento sul calcolo delle probabilità che un certo carattere scelto compaia nel nascituro; nel caso in cui ciò non avvenisse, l'azienda declina ogni responsabilità.
Naturalmente, non sono mancate le critiche da parte dei genetisti di tutto il mondo che si sono mostrati totalmente contrari a questo tipo di statistiche e test: il problema va ricercato nella società di oggi che non accetta l'imperfezione e che è disposta a far di tutto pur di avere un figlio perfetto.
Inoltre, anche se un bambino non nasce con delle predisposizioni a determinate malattie, c'è la variabile dell'ambiente che lo circonda e in cui cresce che potrebbe comunque far affiorare certe malattie.
Più e più volte si è parlato delle slot machines e dell'aumento vertiginoso dei suoi giocatori in Italia.
Oggi il gioco è diventato la terza impresa italiana e l'Italia è al terzo posto per volume di gioco, dopo il Giapponee il Regno Unito, ma risulta prima per spesa pro capite (1450€ a testa l'anno).
Basti pensare che lo Stato incassa 8 miliardi l'anno con una tassazione dell'8%.
In questo gioco che distrugge il cervello e che ci toglie i soldi e i risparmi dalle mani nel giro di pochi minuti, ci guadagnano tutti, tranne i giocatori stessi.
Nel servizio di ieri di Nadia Toffa, nel corso del programma de Le Iene, è stato rivelato come sia possibile vincere facile alle slot machines, un modo sconosciuto ai giocatori, ma ben noto e molto usato dai gestori.
Ogni gestore è in possesso di una chiave per aprire le slot machines a monete; una volta aperta basterà premere un piccolo bottoncino rosso ed ecco che sarà possibile verificare la contabilità della macchina, grazie ai dati forniti dal monopolio di Stato.
Poniamo che ogni ciclo di una slot valga 28000 euro, ovvero raggiunto un incasso di tale cifra riparte da zero.
La percentuale di vincita durante ogni ciclo è del 75%.
Questo vuol dire che ogni 28000 euro raccolti, la macchina deve restituire il 75% in vincita, pari a 21000 euro.
Cosa fanno i gestori?
Grazie ad un rapido calcolo, essi possono capire quanto ancora la macchina debba restituire in vincita: se la cifra si aggira intorno ai 600/700 euro, vuol dire che la slot è pronta per pagare.
Ma naturalmente a vincere questi soldi facili facili non sono mica le persone che ci buttano gli stipendi, le pensioni, i risparmi: a vincere sono solo ed esclusivamente i gestori delle slot che all'occasione spegneranno la macchina pronta per pagare e lasceranno accese quelle che non pagheranno mai.
In un mondo sempre più veloce e poliglotta arriva un servizio che permette a chiunque di imparare una lingua.
Si tratta di un modo tutto nuovo, divertente e gratuito che si sta diffondendo in tutto il pianeta: consiste nel connettersi via Skype con una persona che parla un'altra lingua e che ha intenzione di imparare la vostra.
In pratica, questi siti di scambi linguistici permettono l'acquisizione di 4 competenze fondamentali: comprensione scritta e orale e produzione scritta e orale.
Ci si dà appuntamento davanti alla webcam e si parla per 30 minuti in un idioma (magari quello che vorreste imparare voi) e per gli altri 30 minuti nella vostra lingua.
Esistono diversi siti che permettono questo scambio linguistico: l'elemento comune è iscriversi, dopodichè i vostri dati verranno incrociati con quelli degli altri iscritti e vi sarà fornita una lista di persone compatibili.
Ecco alcuni siti:
Verbling.com: forse il più diffuso e amato grazie alla sua semplicità, immediatezza e al suo aspetto divertente. E' ricco di utenti e permette di parlare con altre persone senza fissare appuntamenti. L'unico handicap è la possibilità di fare zapping: se il vostro interlocutore non vi risulta simpatico e piuttosto preparato, potete sempre cambiare;
Italki.com: lascia molta libertà di scelta degli orari in cui è meglio per voi apprendere la lingua. Avrete di fronte dei veri e propri insegnanti e una volta appreso ciò che vi serve, potrete far pratica con gli altri utenti iscritti;
Palabea.com/it: molto immediato, basterà infatti effettuare la ricerca dei partner linguistici che vi interessano e si parte. Oltre ad imparare una lingua e a tenere conversazioni su argomenti specifici, si potrà guadagnare anche dei soldi insegnando la propria lingua agli altri, tutto rigorosamente recensito dai vostri studenti.
Il doodle di oggi è dedicato ad uno psichiatra svizzero, Hermann Rorschach.
Il suo nome, seppur difficile da pronunciare, è famoso per il test a lui collegato, il test di Rorschach.
Esso viene usato nella psicometria e psicodiagnostica e viene considerato un test psicologico proiettivo: consiste in 10 tavole su cui c'è una macchia d'inchiostro simmetrica.
Cinque tavole sono monocromatiche, 2 bicolore e 3 colorate.
In realtà, non esista una risposta giusta o sbagliata, ma a seconda di quello che il paziente riesce a vedere in quelle macchie, può esprimere il suo parere, utilizzando termini come "umano", "naturale", "animale", "astratto".
Il contenuto reale delle tavole di Rorschach non è mai stato rivelato proprio perchè il test si basa sulla percezione istintiva di chi le guarda.
E così Google dedica oggi il suo scarabocchio a questo psichiatra, morto all'età di 38 anni, e che è sempre stato indeciso su quali studi seguire; poi si appassionò a un gioco dell'epoca, la Kleksografia, che consisteva nel versare dell'inchiostro colorato su un foglio, ripiegarlo e ottenere così delle forme simmetriche.
Un gioco che gli è stato d'aiuto per dar vita al test che lo ha reso famoso.
Il doodle di oggi ricrea la situazione di una seduta presso lo studio di Rorschach: lui è sulla sinistra, intento a prendere appunti, e al centro dell'immagine c'è una tavola, ferma tra due mani, che cambia la sua rappresentazione e lascia libero l'osservatore di esprimere ciò che vede.
C'è la voce di Herbin Hoyos, fuggito dal suo paese per le minacce di morte ricevute dalla Farc, che ogni domenica in radio legge i messaggi dei familiari dei desaparecidos, un esercito di persone scomparse e di cui non si sa più nulla.
In America Latina, dal Messico alla Colombia fino in Argentina, il numero dei desaparecidos cresce sempre più, ma c'è una società e una nazione che se ne frega perchè troppo presa dalla crescita economica e dalle ingenti risorse naturali ed energetiche.
Il Messico ne conta 26 mila solo nel suo Paese: vittime silenziose, fantasmi, persone sparite nel nulla.
Nella maggior parte dei casi, si tratta di cittadini senza fissa dimora che sarebbero costretti a lavorare nei clan della criminalità organizzata o che sarebbero caduti sotto il fuoco dei narcotrafficanti e c'è anche chi incolpa le forze dell'ordine, come statali, militari e poliziotti.
E' un po' quello che è successo alle tantissime ragazze di Juarez che scompaiono e che dopo esser state violentate nel deserto, vengono seppellite, mutilate o usate per il traffico di organi o per la prostituzione.
In Colombia a pagare le conseguenze della criminalità e del narcotraffico sono soprattutto contadini, stranieri, politici, giornalisti e poliziotti che rimangono ostaggi dei ribelli della Farc, le Forze Armate rivoluzionarie di Colombia.
Eppure qualcosa si sta muovendo, anche se molto lentamente: negli ultimi tempi l'Argentina ha reso non prescrivibili i criminali dei militari, mentre in Uruguay c'è ancora una divisione, anche se ultimamente la Corte Costituzionale dell'Uruguay ha considerato incostituzionale una norma concepita per fermare ogni processo possibile contro i militari.
Molto c'è ancora da fare per fermare questo numero sempre più alto di fantasmi, di desaparecidos.
In Israele ci sono delle comunità formate da volontari che lavorano e in cambio non ricevono denaro, ma beni della terra.
Oggi, nel 2013, i classici kibbutz, fondati nel 1909, sono stati sostituiti dai bio kibbutz.
I bio kibbutz sono delle comunità ecologiche alternative che hanno in comune la volontà di una fuga dalla società dei consumi, l'avvicinamento alla natura, l'uso dell'energia rinnovabile e forme di economia autarchica sostenibili.
All'interno di queste comunità ci sono gruppi più o meno numerosi di famiglie e singles che hanno deciso di vivere a contatto con la natura, dedicandosi ad attività alternative, rispettose dell'animo umano e dell'ambiente e consumando al minimo le risorse naturali non rinnovabili.
E così abbiamo agricoltura organica, medicina alternativa, educazione alternativa, produzione e consumo di energia solare, utilizzo e riciclo di acqua e rifiuti, edilizia ecologica.
Molte di queste comunità si basano su tre principi educativi: ecologia ambientale, ecologia culturale ed ecologia sociale.
In effetti, al loro interno si trovano abitazioni di paglia e fango essiccato, ci sono orti in cui sono coltivati ortaggi e frutta, ci si occupa di riciclaggio creativo, trasformando in concime tutti i rifiuti organici.
E per chi volesse far parte di queste comunità ci sono anche dei corsi e laboratori per adulti e bambini in cui vengono diffusi proprio i principi delle singole comunità e anche delle nozioni basilari su come vivere nei bio kibbutz.
Non c'è da meravigliarsi che i membri delle singole comunità siano vegetariani, anche se solo il pranzo si consuma insieme, per la cena ognuno è libero di mangiare ciò che vuole.
Un ritorno alle origini, lontano da un mondo sempre più veloce e sempre più stressato.