Eppure qualche giorno fa sono usciti i primi risultati, e non sono confortanti: dal 2007, anno della riforma sulle contribuzioni per il TFR, gli iscritti alla previdenza complementare in Italia sono a dei livelli più bassi rispetto al resto d'Europa. E le motivazioni sono da ritrovare nella scarsa conoscenza delle regole previdenziali da parte dei lavoratori.
Per questi motivi vediamo di capirne un po' di più (e cerco di aiutarvi un po' io visto che da qualche tempo sono una collaboratrice di Alleanza Toro Assicurazioni).
Quando parliamo di previdenza complementare, intendiamo la possibilità di creare una pensione che vada a completare quella pubblica.
Il sistema previdenziale italiano si basa su 3 pilastri:
- Previdenza pubblica: è obbligatoria per tutti i lavoratori e consiste nel versare i contributi all'INPS. In poche parole, sono gli stessi lavoratori a pagare le pensioni. A causa di un calo demografico e di un ritardo dei giovani di entrata nel mondo del lavoro, oggi le pensioni sono davvero bassissime, quasi pari alla metà dello stipendio percepito negli anni. Ed è per questo che lo Stato sta spingendo i lavoratori a crearsi un fondo pensione complementare, al fine di percepire una pensione che sia quanto più vicina allo stipendio;
- Fondi chiusi o di categoria: l'adesione ad essi è facoltativa (es. Fondo Cometa);
- Fondi aperti: quei fondi a cui si può aderire presso le principali società di assicurazioni e di previdenza (es.Alleanza Toro Assicurazioni).
- contributi volontari, decisi liberamente dall'aderente e deducibili;
- TFR (solo per i dipendenti del settore privato): il TFR rappresenta il 6,91% della retribuzione annua lorda, all'incirca uno stipendio all'anno ed è la somma che ci viene data in caso di licenziamento, pensionamento o dimissioni;
- contributi datoriali: versati dai datori di lavoro nei fondi chiusi.
E' importante informarsi per scegliere bene.
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