Mi ci son voluti 8 mesi per finirlo, ma ce l'ho fatta.
Il quaderno di Maya, l'ultimo libro della scrittrice peruviana Isabel Allende, è un fantastico libro che mi è stato regalato a Natale.
All'inizio ero un po' svogliata ad iniziarlo perchè adoro i gialli e i thriller, ma questo libro mi ha sorpresa in modo straordinario.
Protagonista è un'adolescente, Maya Vidal, vittima della droga e dell'alcol che la trascinano sempre più in una vita disperata, di paura e rabbia, un'eterna fuga da spacciatori e poliziotti.
A tutto questo mondo rapido, rumoroso, di morte e paura si contrappone il meraviglioso scenario dell'isola di Chiloè, in Cile.
Qui Maya va a vivere a casa di uno scrittore, Manuel Arias, per volere della sua nonna Nini che, insieme al suo secondo marito, l'amato Popo, si è presa cura di lei, aiutandola a crescere nel migliore dei modi.
L'isola di Chiloè è un paradiso: all'inizio Maya crede che lì potrà solo annoiarsi, ma proprio in quel posto così incontaminato, pieno di valori come l'amicizia e la famiglia, in cui la natura è protagonista e la gente vive di cose semplici, Maya rinasce.
Entra in contatto con il suo corpo e con la sua anima e capisce che basta davvero poco per essere felici.
In una pagina del suo quaderno, la gringuita (così come viene soprannominata sull'isola) scrive: "Qui, nel sud del mondo, la pioggia fa diventare tutto fertile" a sottolineare la sua rinascita in un paese così lontano dalla sua casa.
E sempre a Chiloè Maya trova l'amore, anche se si tratta di un amore adolescenziale: sull'isola un giorno arriva Daniel Goodrich, originario di Seattle, un giovane che ama viaggiare e vivere tutto come un'avventura.
Resta sull'isola per qualche settimana e il giorno della sua partenza resterà per Maya il giorno più triste della sua vita, dopo quello della morte del nonno Popo.
Il libro non è altro che il diario di Maya che scrive in prima persona e mette a confronto i due mondi differenti di Las Vegas, dove è finita per drogarsi, ubriacarsi e vendere il suo corpo, e di Chiloè in cui c'è pace, serenità, amore.
Un libro che affronta in qualche pagina anche le vicende tristi del golpe cileno del 1973, le torture nelle carceri, la figura di Pinochet.
Alla fine della lettura, la sensazione è positiva e si può dire che sia un libro carico di ottimismo, che racconta il coraggio e la passione di una giovane donna che lotta contro i mostri della droga e dell'alcol per rinascere e ritrovare la serenità che aveva perso.
Una delle frasi più belle è questa:
...l'amore ci fa diventare buoni. Non importa chi amiamo e non importa nemmeno essere corrisposto o che la relazione sia stabile. E' sufficiente l'esperienza di amare: è questa che ci trasforma...
Il sentimento è forse il più bel dono concesso all'uomo. Fortunato/a chi sa amare ... e chi legge un bel libro d'amore :)
RispondiEliminaisabel allende è cilena, nata da genitori cileni in ambasciata cilena anche se in terra peruviana.
RispondiEliminaHai ragione, è cresciuta in Cile, ma ho scritto peruviana perchè è nata a Lima.
EliminaAnke a me all'inizio nn piaceva tnt ma poi leggendolo mi è piaciuto tantissimo e mi ha coinvolta
RispondiEliminaBeh mi fa piacere che tu abbia provato le mie stesse sensazioni.
EliminaTempo fa ho acquistato altri libri della Allende: devo solo trovare il tempo per leggerli.
Libro bellissimo. L'amore per la vita ha trionfato
RispondiElimina