Qualche settimana fa una ragazzina di 16 anni ha parlato all'Onu di fronte a tantissimi leader mondiali.
Lei è Malala Yousafzai ed è una ragazzina pakistana vittima della violenza dei talebani e la più giovane candidata al Premio Nobel per la Pace.
Era insieme ad altre sue due amiche quando un commando armato talebano le ha sparato, ferendola gravemente alla testa e al collo.
Il motivo per cui i terroristi le hanno fatto del male è perchè vedono in lei un simbolo di oscenità, ma in realtà Malala oggi rappresenta un simbolo di lotta per tutte quelle donne pakistane e non solo che vogliono combattere per il loro diritto allo studio e all'istruzione e per sconfiggere l'oscurantismo criminale degli integralisti.
Oggi Malala vive a Londra e si è sottoposta a diversi interventi chirurgici: il suo sogno è quello di diventare una dottoressa, ma nel frattempo non si stanca di far sentire la sua voce per dar voce a tutte quelle ragazze che sono vittima dei poteri politici e religiosi che commettono crimini in nome del maschilismo più assoluto.
In un documentario di Lucia Goracci, intitolato "Le bambine non vanno a scuola" , si racconta la storia di Malala e delle sue compagne, miracolosamente sopravvissute all'attentato del 9 Ottobre, e si parla anche di chi non ce l'ha fatta: non solo studentesse, ma anche insegnanti e presidi.
Oggi tutte quelle donne vivono nella paura, ma nonostante questo continuano ad andare a scuola per raggiungere quell'emancipazione che si meritano e per combattere l'ignoranza e la sottomissione.
Perchè l'istruzione è vita e come ha detto la stessa Malala
"Se lasciassimo che la paura prenda il sopravvento, che aiuto potremmo dare alle future generazioni?".
"Se lasciassimo che la paura prenda il sopravvento, che aiuto potremmo dare alle future generazioni?".
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