sabato 5 ottobre 2013

La vita dei minatori nelle miniere d'oro in Africa

Proprio qualche giorno fa si era parlato della schiavitù nei cantieri per i Mondiali 2022 che si terranno in Qatar e che forse saranno spostati in inverno (la decisione verrà presa dopo i Mondiali dell'anno prossimo).
Oggi si torna a parlare di condizioni pessime di lavoro: questa volta siamo in Africa, in alcune miniere sparse tra Tanzania, Uganda e Kenya dove si produce oro.
A denunciare la pessima situazione dei minatori è Fairtrade International, un'organizzazione internazionale che certifica i prodotti del commercio equo e solidale.
La situazione è questa: i lavoratori che estraggono il prezioso minerale dai giacimenti si trovano a lavorare sottoterra, subendo le conseguenze dell'avvelenamento da vapori di mercurio che, per raffinare il prodotto, è bruciato in bidoni all'aperto.
Questi vapori provocano nausea, problemi alla vista e di memoria per chi li respira.
Inoltre, tutte le norme di sicurezza non vengono assolutamente rispettate: niente elmetti, niente guanti o scarponi protettivi.
Ma non sono solo gli uomini a pagarne le conseguenze: in superficie, lavorano anche le donne che pestano con martelli e mortai il materiale estratto per separare la parte più pregiata dal resto. In questo processo viene usato il cianuro i cui residui, assieme a quelli del mercurio, finiscono per inquinare l'ambiente circostante.
E allora: qual è l'obiettivo di quest'organizzazione?
Quello di produrre in 3 anni oro pulito, eliminando il lavoro minorile, migliorando le ppolitiche per la sicurezza dei minatori e prevenendo l'inquinamento.
In cambio, le miniere che aderiranno al programma riceveranno un bonus da investire nei luoghi di lavoro, ma anche a favore della comunità per creare asili e scuole, diffondendo così l'istruzione e migliorando le condizioni di vita dell'intera società.


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