domenica 15 settembre 2013

Ciò che mi nutre mi distrugge: storie di disturbi alimentari

Uno dei mali delle nuove generazioni è quello dell'anoressia e della bulimia che spesso vengono presentate con il nome di disturbi alimentari.
Il cibo è diventato un'ossessione di massa, una moda culturale: basti pensare a quanti siano i programmi tv in cui si preparano all'istante tante ricette diverse.
Ma se c'è chi, come gli obesi, non riescono a fare a meno del cibo, esagerando nelle quantità, c'è anche chi, come gli anoressici e i bulimici, che lo temono e lo odiano e combattono una guerra contro di esso ogni giorno.
Uno dei problemi è che chi soffre di questi disturbi finisce per attribuire al cibo altri significati e non quello suo giusto, quello di nutrimento per il nostro organismo.
E così il documentario "Ciò che mi nutre mi distrugge" per la prima volta riprende quattro storie di quattro donne diverse, ma tutte affette da anoressia o bulimia.
Le telecamere entrano nelle stanze degli psicoterapeuti dell'ASL di Roma per ascoltare le confessioni di queste donne e capire come attraverso il semplice parlare si può riacquistare la consapevolezza della propria malattia, cercando di ritrovare le ragioni di questo disturbo.
Certo, non basta soltanto la parola, ma è importante per molte di loro sforzarsi e riconquistare il contatto con il proprio corpo, amarlo e toccarlo. Tutto ciò è possibile attraverso l'arte del Tai Chi, nata come tecnica di combattimento, ma oggi conosciuta in Occidente come ginnastica e tecnica di medicina preventiva.
Giulia
C'è Giulia, giovanissima che odia pesantemente il suo corpo al punto che non solo si abbuffa per poi vomitare, ma si procura anche dei tagli per fuggire da se stessa, da quel corpo che le sembra così pesante e insopportabile. Giulia non riesce a immaginare una vita senza la sua malattia e infatti al medico che le è di fronte dice che l'unica soluzione è morire. Ma, invece, grazie a questa equipe di psicoterapeuti riuscirà, attraverso il Tai Chi, a ritrovare il sorriso e l'amore per se stessa.
Silvia
C'è Silvia: giovanissima anche lei, ha paura di non essere all'altezza di essere una donna, non si guarda allo specchio perchè la sua immagine e il suo corpo non le piace. Quando le consigliano di toccarsi ed entrare in contatto col proprio corpo, ne esce infastidita. Eppure, alla fine della terapia, sarà lei a trovare la forza di riprendersi la sua vita, di amare il cibo e di smettere di vivere il dopo pasto come un incubo.
Marie Louise
C'è Marie Louise: è bella, socialmente competente e tanto presa dal lavoro, ma in lei la bulimia è così forte da non riuscire a risparmiarla. Anche quando il medico le chiede di mangiare un semplice panino con la bresaola, Marie Louise non ce la fa e non mangia. E aggiunge che ha così tanto da fare da non riuscire a trovare il tempo per mangiare.
Sonia
C'è Sonia: la più adulta, quasi 50enne con un bimbo. Sonia è stata vittima dell'anoressia già nell'adolescenza, ma a quanto pare non sembra esserne uscita. La sua malattia ha avuto inizio come segno di ribellione verso una situazione familiare non così piacevole, un padre poco presente e una madre vittima. Ma Sonia ora è matura e ha capito che non c'è soluzione alla sua malattia, è qualcosa che si porterà sempre dentro e con il quale dovrà convivere, combattendo giorno dopo giorno.


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