Tante volte ho parlato di fato, destino e di quanto affascinante sia pensare che sin dalla nascita siamo legati a qualcuno.
Così, grazie a mia sorella (e al telefilm Touch), ho scoperto una leggenda orientale, la leggenda del filo rosso del destino.
Una leggenda da alcuni attribuita alla cultura giapponese, da altri a quella cinese.
La leggenda del filo rosso dice che quando nasciamo ognuno di noi porta un filo rosso legato al mignolo.
Se noi seguiamo questo filo troviamo dall'altro capo la nostra anima gemella, la persona a cui siamo destinati e con cui vivremo la nostra vita.
Le due persone, perciò, sono legate da un qualcosa e non importa quanto tempo ci vorrà prima che si incontrino, nè quanto siano distanti.
La cosa certa è che si incontreranno grazie a quel filo rosso che nessuno può tagliare o spezzare: è un legame forte, indissolubile che niente e nessuno potrà mettere alla prova o spezzare.
La leggenda nasce da un'altra leggenda cinese, molto profonda e carina, che sicuramente i romantici come me apprezzeranno.
"Il giovane Wei, orfano di entrambi i genitori, cercò per tanto tempo una donna da sposare e con cui creare una famiglia, ma non ci riuscì.
Una sera, arrivò nella città di Song e in una locanda un uomo gli disse che la figlia del governatore sarebbe stata la donna giusta.
L'indomani mattina, Wei incontrò sui gradini di un tempio un vecchio che leggeva un libro in una lingua incomprensibile e gli chiese cosa fosse.
Il vecchio rispose che lui veniva dall'aldilà e che era lì per occuparsi delle faccende umane, soprattutto dei matrimoni.
Disse a Wei che la sua anima gemella aveva solo 3 anni attualmente e che avrebbe dovuto aspettare 14 anni prima di incontrarla e averla tutta per sè.
Così Wei, curioso, si fece accompagnare al mercato per vedere la sua futura sposa.
Deluso dalla povertà in cui viveva la bambina, la fece colpire con un coltello tra gli occhi e continuò la sua vita, dimenticandosi di questa storia.
Passarono 14 anni senza che riuscì a trovare una sposa.
Ormai viveva nella città di Shangzhou, benestante, e il governatore di quella città gli offrì in sposa sua figlia.
Finalmente Wei ebbe una moglie e incuriosito da una pezza che le copriva la fronte, le chiese dove si fosse procurata quella cicatrice.
Lei rispose che all'età di 3 anni un uomo cercò di ucciderla al mercato.
Così Wei rivelò tutta la verità e capì che quel vecchietto del tempio aveva ragione: sin dalla nascita siamo destinati a qualcuno e che niente e nessuno può rompere questo legame."
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