martedì 7 agosto 2012

L'infibulazione: una speranza c'è

Spesso, in questo blog, ho affrontato il tema della violenza sulle donne.
In molti casi, ho parlato dell'Africa e di ciò che le donne africane subiscono, a causa di credenze popolari ancora fortemente radicate nella popolazione.
Tra le varie tipologie di mutilazioni femminili, l'infibulazione è senz'altro quella più brutale.
Ogni anno due milioni di bambine di diversi Paesi africani (e anche in Europa) vengono infibulate: questa brutale procedura prevede l'asportazione delle piccoli e grandi labbra e del clitoride e la chiusura totale dei genitali.
Solo un piccolo foro viene lasciato per l'urina e il sangue mestruale.
Per 40 giorni queste bambine hanno le gambe legate in modo da far fondere i lembi della ferita, rendendo così l'operazione perfetta.
Tutto ciò è drammatico per non parlare poi delle conseguenze di tutto ciò: dolori, infezioni all'apparato urinario e riproduttivo, rapporti dolorosi o privi di piacere.
Per fortuna, però, oggi la chirurgia corre in aiuto di tutte queste donne: due urologi francesi hanno trovato il modo per ridare ogni dignità a tutte queste vittime delle tradizioni popolari.
Il clitoride è un organo che prosegue anche all'interno del corpo: allentando i suoi legamenti, esso può riemergere, ritornando funzionale.
Molte donne, che si sono già sottoposte a questa operazione, oggi affermano di stare bene, di avere meno dolori e una vita a letto più soddisfacente.
C'è sempre una speranza!


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