mercoledì 29 agosto 2012

Le baby-modelle: colpa dei genitori?

Spesso mi sono trovata a scrivere di pubblicità e spot che avevano come protagoniste delle bambine, in pose piuttosto ambigue e seducenti, truccate come donne.
Prima è stata la volta di un'azienda francese, la Jours Apres Lunes, poi di una olandese, la Boobs & Bloomers, che per promuovere una linea di intimo per bambine con push-up  ha usato delle bambine in pose ammiccanti e fuori luogo.
L'altra sera DOC3, il programma documentario che va in onda il mercoledì su Raitre, ha affrontato quest'argomento così scottante: il titolo del documentario era "Divine" (potete vederlo qui), un viaggio all'interno del mondo della moda dei bambini, con i suoi drammi e i suoi successi.
Attraverso le storie di tre bambine italiane ci ha mostrato un po' tutto quello che c'è dietro una semplice sfilata di moda, come il Pitti bimbo a Firenze, e come sia il rapporto tra queste bambine-modelle e i loro genitori.

Emily ha 10 anni, figlia di un italiano e di una venezuelana.
E' una bambina di colore che si ritrova a fare casting per realizzare il sogno di sua madre che non era riuscita a diventare un'attrice.
I sogni di questa bambina sono quelli di una donna, come quello di avere una limousine, un camerino, essere sempre sui tacchi, essere fotografata e apparire su tutti i giornali.
Solo il padre è contrario a questa strada perchè teme che la figlia possa mettere da parte cose più importanti come la scuola e inoltre, si rende conto che Emily non lo fa perchè le piace, ma solo per avere una maggiore considerazione dai suoi compagni di scuola che, invece, la deridono per il colore della sua pelle o per il suo apparecchio ai denti.

Lucrezia ha 10 anni: suo padre è stato un carabiniere, caduto a Nassiriya nel 2003.
Da allora non ha più visto sua madre felice.
E' quella più determinata e con alle spalle 4 Pitti.
Bella e spontanea, è in grado di prendere quest'esperienza come un gioco, senza farsi schiacciare dalla pressione o dall'emozione.
Per lei le sfilate sono un modo per conoscere altre bambine come lei.
Vuole essere considerata una bambina perchè sa che nel giorno in cui verrà chiamata "ragazza" le responsabilità saranno molte di più.

Rebecca ha anche lei 10 anni.
Delle tre è quella meno convinta e quella forse più assillata dai genitori.
Il padre poliziotto, la madre commessa: le frasi della bambina risultano davvero assurde da sentire.
Frasi come "faccio le sfilate e quindi sono un po' più avanti rispetto ai miei compagni" lasciano pensare.
I genitori le mettono pressione, la criticano pesantemente dopo ogni casting, dicendole che deve essere più spontanea, parlare di più.
Una sorta di lavaggio di cervello o di modellamento della personalità della figlia, senza tener conto e senza ascoltare i reali desideri di Rebecca.
Infatti, lei è l'unica delle tre a non esser stata chiamata al Pitti e questo scatena nei genitori una delusione che si  trasforma in critiche aperte nei confronti di altri genitori e bambine, di possibili raccomandazioni e conoscenze che aprono le porte della moda.

Un documentario che, sinceramente, mi ha lasciata senza parole.
Non sono una mamma, ma ascoltare certi discorsi e assistere a certi comportamenti di genitori mi lascia davvero stupita.
Un figlio deve essere educato nel modo migliore, bisogna lasciarlo libero di esprimere le proprie potenzialità e i propri interessi, senza forzarlo e senza mettergli troppa pressione e soprattutto senza trasferire ai figli i sogni irrealizzati della nostra gioventù.
Il rischio che si corre è quello di avere dei bambini che non vivono a pieno la loro infanzia: come dice un detto famoso "Dare tempo al tempo", perciò non saltate nessuna delle età possibili da vivere.
Ognuna di esse è in grado di insegnarci qualcosa che poi ci servirà per il resto della vita.


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