Finora ci sono state tante pubblicità considerate offensive nei confronti dei trans, delle donne obese, dei credenti (come quella del bacio impossibile della Benetton tra il Papa e l'Imam egiziano).
Adesso arriva una pubblicità che è stata considerata offensiva nei confronti degli atei, ovvero nei confronti di coloro che non credono nell'esistenza di un Dio o di qualsiasi altra divinità.
La questione viene dal Sudafrica dove una chiesa di Johannesburg ha pubblicato questo manifesto pubblicitario
Nell'immagine sopra è rappresentato un uomo senza cervello e su di lui uno slogan: "Un ateo è un uomo che crede di essere un incidente" di Francis Thompson, un poeta inglese con una famiglia fortemente credente.
Sinceramente, io da atea non mi sento offesa da un messaggio così; mi indigno più per l'immagine dell'uomo senza cervello.
Certo, è sempre un modo poco elegante che la Chiesa ha usato per giudicare chi non crede in Dio e, si sa, è sempre meglio non giudicare chi magari la pensa diversamente da noi.
D'altronde, solo qualche anno fa a Genova sfilarono bus con pubblicità che offendevano i credenti e che riportavano lo slogan "La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno."
Diciamo che la Chiesa ha voluto pareggiare i conti.
«Diciamo che la Chiesa ha voluto pareggiare i conti.»
RispondiEliminaDire che Dio non esiste e affermare che gli atei sono senza cervello non sono la stessa cosa: nel primo caso si confuta un'idea (l'esistenza di Dio), l'altra offende delle persone.
La tua risposta è impeccabile!
EliminaCondivido in pieno
la religione non si puo' imporre e' qualcosa che hai dentro e basta.Nonostante abbia fatto le scuole dalle suore e cresciuta in una famiglia di credenti io e mia sorella siamo due atee convinte,convinte del fatto che alcune persone con personalita' molto deboli abbiano bisogno per forza di credere in qualcosa per darsi coraggio forse nei momenti difficili,come se servisse a qualcosa....beati loro.
RispondiEliminaSembra che questo commento sia scritto proprio da me.
RispondiEliminaAnch'io ho una sorella ed entrambe siamo andate alle suore, ma nel corso della vita ci siamo allontanate sempre più dalla religione.
Condivido a pieno il tuo pensiero: la gente fragile trova la speranza e la voglia di andare avanti nella religione.
La vita è difficile e spesso non proprio come ce la siamo immaginati da piccoli, ma il bello sta nell'andare avanti con le proprie forze, le proprie idee e convinzioni, senza credere che "tanto dopo la morte troveremo la pace nel Paradiso".
Grazie per il commento!