Più volte in questo blog ho parlato dell'Africa e di ciò che le donne africane sono costrette a subire: dall'infibulazione, che comporta la chiusura totale dell'ingresso vaginale perchè di lì ci passi solo un grano di miglio, al breast ironing che prevede l'appiattimento del seno.
Per non parlare della poligamia e del patriarcato, dell'Aids e di tutti quegli altri problemi che dilaniano un continente già fin troppo povero e arretrato.
Il 6 Febbraio si celebra la Giornata Mondiale contro le mutilazioni genitali femminili che causano nelle donne che le subiscono non solo problemi fisici, come cisti, emorragie, infezioni, dolore nei rapporti col partner e durante il parto, ma anche problemi a livello di psiche: traumi, shock e la sensazione di esser stata distrutta nella propria femminilità e intimità.
Ma nonostante tutte queste conseguenze e tutti gli interventi delle associazioni mondiali che cercano di limitare i danni di queste pratiche violente, nel mondo sono 140 milioni le vittime ogni anno: 3 milioni solo bambine.
E adesso che in Italia il numero di stranieri è in crescita, si affronta il problema anche nel nostro Paese dove queste pratiche vengono applicate, anche se ritenute illegali.
Si troverà mai una soluzione?
Io sono per il rispetto delle culture e tradizioni diverse dalla mia, ma c'è un limite a tutto: le mutilazioni femminili non fanno parte della cultura di un Paese: sono solo il frutto dell'ignoranza di un Paese.
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