Dopo la Siria e l'Iran, l'altra sera il programma DOC3 ha presentato un'altra situazione critica, quella del Venezuela e del suo Presidente, Hugo Chavez.
Da ben 14 anni quest'uomo è al potere, guidando il Venezuela lungo un percorso che va sotto il nome di Rivoluzione Bolivariana.
Ma la figura di Chavez è alquanto ambigua: per molti è un simbolo di speranza, un leader delle masse popolari, messaggero di Dio, un presidente compagno che attraverso questa riforma ha redistribuito il reddito a favore dei più poveri e ha salvato il Venezuela dalle mani dei capitalisti americani, interessati a questo Paese solo per la sua ricchezza petrolifera.
Il Paese, infatti, siede su un mare di petrolio, ma nonostante questo è estremamente povero.
Il popolo vede Chavez come un Dio, colui che ha migliorato l'istruzione e il sistema sanitario, nazionalizzando le materie prime e basando l'economia sul lavoro cooperativo.
Ma in molti, in primis gli Stati Uniti, lo considerano un dittatore: dal giorno della sua elezione, nell'ormai lontano 2007, Chavez ogni domenica parla in diretta tv per 6/7 ore, in un programma in cui illustra i passi in avanti fatti dal governo, in una sorta di lavaggio dei cervelli.
Molti lo accusano di usare la demagogia per fare ciò che vuole e per racchiudere nelle sue mani tutto il potere possibile: la sua politica nazionalista non ha fatto altro che impoverire il Paese, determinando così l'allontanamento dei capitali stranieri dal Venezuela e una sorta di isolamento internazionale.
E in effetti, la realtà è un'altra: gli stessi Italiani, emigrati in Venezuela negli anni passati, affermano che le città sono più povere di prima e in condizioni di povertà e analfabetismo non può che svilupparsi la violenza.
Molti abitanti venezuelani (e soprattutto molti giovani) sono in possesso di armi e ciò scatena numerosi casi di omicidio tant'è che tanti ospedali del Paese non riescono a far fronte, con i mezzi a loro disposizione, al numero eccessivo e crescente di ricoveri, rischiando così il collasso.
Molti abitanti venezuelani (e soprattutto molti giovani) sono in possesso di armi e ciò scatena numerosi casi di omicidio tant'è che tanti ospedali del Paese non riescono a far fronte, con i mezzi a loro disposizione, al numero eccessivo e crescente di ricoveri, rischiando così il collasso.
Il futuro e la salvezza del Venezuela, come in ogni Paese, sta nei giovani universitari che vogliono un Paese democratico nel quale ci sia libertà di espressione: ma l'obiettivo è difficile da raggiungere, soprattutto dopo la chiusura del più antico canale della tv venezuelana, RCTV, chiuso dallo stesso Chavez che ad oggi controlla 10 dei 12 canali del Paese.
Ad Ottobre i cittadini venezuelani torneranno a votare: come andrà a finire? Ho apprezzato questo documentario perchè ci mostra entrambe le parti del popolo, sia quella di chi ama Chavez, sia quella che invece vorrebbe liberarsene, lasciandoci così liberi di valutare e capire dove sia la verità.
Nessun commento:
Posta un commento