La scorsa puntata de Le Iene ha mostrato, come sempre, vari servizi che hanno denunciato problemi che vanno dall'assenteismo all'Inps alle persone che sempre più ricorrono alla chirurgia estetica fino a Sara Tommasi e alla sua vita fatta di sregolatezza.
Ma più che parlare della Tommasi e di come si sia ridotta (o sia stata ridotta), facendo continuamente uso di droghe che le hanno consumato il cervello, vorrei affrontare il tema dell'anoressia.
Nadia Toffa ha realizzato un servizio dal titolo "Morire d'anoressia": protagonista era una giovane ragazza padovana, 24enne, Sara Zanin, da 10 anni malata di anoressia, ormai priva di denti, consumati dai continui attacchi di vomito, e ricoperta di peluria, tipica conseguenza della malattia.
La Iena l'aveva incontrata pochi mesi prima del 31 Luglio 2012, prima che Sara decidesse di togliersi la vita.
In quell'incontro Nadia era riuscita a conoscere Sara, a capire che quella malattia era nata da piccola, dal confronto con i coetanei a scuola, da un amore negato.
Tutto questo le aveva fatto perdere in un mese 20 chili e col tempo Sara aveva sempre mangiato meno, girando per il mercato a chiedere dei soldi per un biglietto dell'autobus e a bere in continuazione cappuccino dalle macchinette, la sua ossessione.
In molti avevano detto che i genitori della ragazza la spingessero a chiedere soldi per strada, ma, in realtà, la verità era un'altra: proprio i suoi genitori più e più volte l'avevano portata a curarsi per trovare una soluzione a questa malattia e vedere la loro bambina tornare felice e in carne come una volta.
Ma Sara era testarda e non riusciva ad accettare le cure o a stare in ospedale: e così dopo la seconda fuga dall'ospedale di Monselice, dove era stata ricoverata per un TSO (trattamento sanitario obbligatorio), torna a casa, ma, alla vista dei Carabinieri, si chiude in bagno, ingerisce della soda caustica e muore.
Oggi i genitori hanno accusato l'ospedale di non esser stati in grado di tenere sotto controllo e sotto chiave la ragazza e di averla così portata alla morte.
Una storia che ci porta a riflettere su quanto pericolosa sia questa malattia e quanto troppo spesso sia sottovalutata.
Nessun commento:
Posta un commento