Tra gli ospiti di ieri di Che tempo che fa, c'era anche Laura Boldrini, l'attuale Presidente della Camera, nominata lo scorso 16 Marzo.
Per la prima volta dal suo incarico si presenta in uno studio televisivo e parla con una semplicità e una chiarezza che non appartiene assolutamente ai politici attuali.
Nel suo intervento ha parlato della sua storia, del suo lavoro: da oltre 20 anni lavora nelle Agenzie ONU, prima alla FAO, poi presso il WFP e inoltre ha svolto varie missioni in zone di crisi come il Kosovo, l'Iraq, il Sudan, l'Angola, il Ruanda.
Una donna che è venuta a contatto con situazioni disperate e molto lontane dal nostro mondo e dalle nostre abitudini e che ne è uscita rinvigorita e più saggia.
Qual è, secondo lei, la prima cosa su cui intervenire?
Per la Boldrini, è il lavoro l'emergenza n°1, la madre di tutte le grandi emergenze del nostro Paese e per questo il governo nei prossimi giorni presenterà dei provvedimenti per sbloccare i fondi alle imprese, in modo da riavviare l'intero sistema.
Qual è la sua impressione sullo stato della politica attuale? E da cosa si comincia per ridare fiducia alla politica?
Per avere buoni cittadini, bisogna avere delle buone istituzioni: questo è fondamentale.
Chi ha compiti istituzionali ha una doppia responsabilità, bisogna rispondere ai cittadini sia nella sfera pubblica che privata; i comportamenti, sia pubblici che privati, devono essere di riferimento; le persone devono innamorarsi e aver fiducia delle istituzioni, ma per far questo devono avere figure di riferimento.
C'è bisogno di rispetto, di buona politica.
La cosa importante è che in quelle istituzioni ci sia buona politica: rispondere ai bisogni delle persone che oggi sono arrabbiate sia per i troppi sprechi sia per il peggioramento delle condizioni di vita.
E a proposito della professionalità e delle competenze in politica?
Non siamo tutti uguali: c'è chi ha fatto della buona politica e merita rispetto.
Non bisogna buttare tutto e tutti alle ortiche; il meglio del paese e le migliori competenze devono accedere alle istituzioni e rappresentarle.
Non è la novità di per sè, ma è la novità di qualità.
Così per il ruolo delle donne: l'Italia si riprenderà quando la figura femminile sarà centrale nel Paese.
Ma non basta essere donna, ci deve essere la qualità. In Italia solo il 52% delle donne lavora o cerca un lavoro,una tra le percentuali più basse d'Europa; eppure è dimostrato che quando le donne lavorano, aumenta la produttività. Quindi è un problema culturale.
Cosa pensa della dichiarazione di Grillo: "La scelta di Grasso e della Boldrini è una scelta partitocratica"?
Mi stupisce tutto questo. La democrazia ha bisogno dei partiti, di partiti che siano trasparenti, luoghi di pensiero, dove si trovano delle soluzioni, la democrazia ha bisogno dello scambio e del confronto.
La situazione delle carceri: l'altro giorno si è suicidato un detenuto di 53 anni con soltanto un anno da scontare ed è il 43esimo morto dall'inizio dell'anno?
Sono cifre spaventose e l'Italia sta molto indietro rispetto agli altri Paesi.
Il trattamento riservato ai detenuti è disumano e il livello di civiltà di un Paese si misura anche da questo. E' importante perciò trovare una soluzione al problema e trovare magari delle alternative alla detenzione. Non si può più rimandare.
Il Mediterraneo custodisce tanti corpi senza nome,di chi cercava una vita e una speranza in Italia. Cosa dice riguardo alla nostra paura del diverso?
Come ha detto Papa Francesco, bisogna costruire dei ponti culturali. Oggi, nell'era globale, dobbiamo allargare la lente verso l'Europa e verso il mondo intero.
La figura del migrante deve essere rivalutata, è l'espressione umana della globalizzazione, così come si muovono le merci, si muovono anche le persone.
C'è chi nasce in un Paese, cresce in un altro e lavora in un altro ancora.
Non sono poveracci, ma persone che posseggono conoscenze e sapere.
Qual è il primo provvedimento che spera di attuare?
Oltre a quello dei fondi per l'imprese per riattivare il mondo del lavoro, tengo tanto alla legge sulla cittadinanza perchè bambini che nascono in Italia non possono non essere Italiani, è una questione di civiltà.
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