Il risveglio di questa domenica mattina lo avevo immaginato diverso.
Invece, sono stata svegliata dalla triste notizia della morte di Whitney Houston.
La sua voce l'ha resa famosa in tutto il mondo, una voce unica e così potente che in tanti hanno preso come esempio.
Nata a Newark nel 1963, la Houston ha portato al successo tantissimi brani, impossibile elencarli tutti qui (I will always love you è forse la più conosciuta); e ha avuto una piccola, ma intensa carriera nel mondo del cinema: basta solo nominare il film "The bodyguard" con un attraente Kevin Costner.
In tutta la sua carriera Whitney Houston ha venduto ben 170 milioni di dischi: d'altronde con una voce come la sua tutto era possibile e, in effetti, lei ha ottenuto tutto dalla vita: il successo, i soldi, la gloria, la felicità.
Ma ogni cosa così grande porta con sè anche tanti aspetti negativi: prima le violenze da parte del marito Bobby Brown e le varie vicende legali per porre fine ad un matrimonio che la stava distruggendo, poi il rifugio nella droga e nell'alcol che l'hanno resa irriconoscibile e l'hanno allontanata dai palcoscenici mondiali su cui lei era una regina.
Finalmente nel 2009 esce il suo nuovo album: tutti i produttori e chi sta dietro al personaggio di Whitney Houston la tirano su dalla depressione, la impupazzano e la riportano piano piano nelle classifiche musicali.
E' di quel periodo il brano Million dollar bill: ma l'immagine della Houston non è più quella a cui eravamo stati abituati.
La voce c'era, anche se con qualche imperfezione, ma lei, i suoi occhi, il suo sorriso, che prima trasmettevano tanta energia e felicità, erano spenti, opachi.
Cosa era successo a una diva come lei che si era ispirata ad Aretha Franklin ed era stata la musa ispiratrice delle star di oggi, come Beyoncè e Alicia Keys?
Ho sempre pensato che chi ha cercato di riportarla al successo ha visto in lei un prodotto di cui bastava migliorare il packaging, l'aspetto esteriore perchè magari al pubblico bastava rivederla in ottima forma, coi capelli e il trucco a posto.
Invece, nessuno l'ha considerata come persona, come una persona che aveva bisogno di aiuto, che dentro stava morendo o forse era già morta, distrutta dal male della depressione che non le faceva più apprezzare nulla, che le aveva tolto la voglia di vivere, di cantare e di esibirsi davanti a milioni di persone.
E così, sola, in una stanza d'albergo di Beverly Hills, se n'è andata a 48 anni: ancora non si sa quali siano le cause della morte, ma di una cosa siamo certi: Whitney non sarebbe mai riuscita a salire sul palco dei Grammy Awards 2012, quel palco che tante volte l'aveva vista vincitrice.
Questa volta la depressione, il male di vivere, la droga, l'alcol e tutto ciò che di negativo ci possa essere ha vinto sulla musica e sul potere che essa ha.
R.I.P Whitney
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