giovedì 9 maggio 2013

Il Teatro Bolshoj e le sue morti misteriose

Teatro Bolshoj di Mosca
Spesso quando si parla di danza, soprattutto di quella classica che richiede una maggiore perfezione, la si associa ai sacrifici.
Ma se spostiamo la nostra attenzione sul Teatro Bolshoj di Mosca ai sacrifici si aggiungono terribili crimini e misteri che parlano di suicidi, strane morti, veleni e acidi.
L'ultima notizia che proviene dal teatro russo è quella riguardante l'attuale direttore, Sergei Filin, che a Gennaio scorso è stato aggredito con l'acido, perdendo completamente la vista.
Il maggior indiziato è il primo ballerino Nikolaj Tsiskaridze, 39 anni, che ambiva nel 2011 al posto di direttore, incarico assunto proprio dallo stesso Filin.
Ma questo è l'ultimo episodio di una storia nera che ha come scenario il Teatro Bolshoj e inizia un secolo fa.
La prima vittima del teatro russo fu Sergej Legat che nel 1905, terrorizzato dalle sommosse rivoluzionarie, si tagliò la gola con il rasoio.
Lidia Ivanova
Nel 1924 un triste destino toccò a Lidia Ivanova, una splendida ballerina del Bolshoj che morì annegata nelle gelide acque della Neva quando una nave più grande investì quella su cui si trovava la Ivanova insieme a 4 amici militari, tutti sopravvissuti.
La morte della Ivanova arrivò proprio due giorni prima della partenza per una tourneè in Occidente di questi giovani artisti sovietici.
Uno dei più grandi fan della Ivanova fu Georgij Balanchivadze, soprannominato Balanchine, coreografo che nelle sue opere inserì sempre la ballerina annegata.
Nel 1982, ormai vittima del morbo della "mucca pazza", ricevette la visita di un giovane membro della sua compagnia, Joseph Duell, e gli disse "Non avere fretta, hai tempo e non ti manca nulla". 
Nel 1986 Duell si gettò dalla finestra del suo appartamento nella 77esima strada di Manhattan, forse incapace di sopportare le forte pressioni del mondo della danza.
Oltre a questi, anche altri restarono vittime dell'alcol, della droga e delle invidie professionali, come, per esempio, il ballerino Jurij Soloviev che nel 1977 fu trovato morto nella sua casa di campagna in circostanze misteriose; altri come Vaslav Nijinsky e Olga Spessivtseva morirono vittime della pazzia e l'etoile maschile Maris Liepa morì nel 1989, logorato dall'alcol e dalla tristezza.
A questi bisogna aggiungere anche le invidie professionali che, nel caso di Alicia Alonso, erano nascoste dietro un semplice fermaglio per capelli, ricevuto in regalo da un'altra ballerina, e che si impigliava nelle maniche del ballerino o dietro un gelido camerino con lo specchio rotto e un vaso con rose gialle, colore di cattivo augurio per i ballerini.
Anna Pavlova
E infine c'era Anna Pavlova, una delle ballerine più preziose del Bolshoj che la considerava quasi una proprietà privata: infatti, il suo amante, Boris, fu trovato morto nella Neva.
Proprio come ci ha mostrato il film "Il cigno nero", il mondo della danza è un mondo malato in cui i ballerini sono vittime di invidie, forti pressioni per il fisico e la perfezione, ritmi e allenamenti duri; a questo poi ci aggiungi i mali odierni, cioè l'Aids, l'anoressia e le droghe, e allora capisci che quel mondo della danza classica che, nelle sue rappresentazioni, sembra così incantato, puro e perfetto, nasconde dietro le quinte terribili segreti.


2 commenti:

  1. Non vorrei sbagliarmi ma questo post riprende esattamente la struttura nonché le parole ( non certo con lo stesso estro) di un articolo del Venerdì di Repubblica del 2013.
    Il re-post va bene purché non si dia l' idea di farlo passare per proprio!!!

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  2. Era era un bellissimo articolo oltretutto, quello del Venerdì

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